L'arroganza della gioventù. Roberto Soldado non si nasconde e fa mea culpa su quella che sarebbe potuta essere una carriera diversa. Il che è tutto dire: parliamo dell'attaccante che ha fatto faville a Valencia (82 gol tra 2010 e 2013), ha assaggiato la Premier con il Tottenham e vanta una media gol da grandissimo (7 in 12 presenze) con la nazionale spagnola. Eppure, il classe '85 nasceva come grande promessa della cantera del Real Madrid. Negli anni d'oro dei Galacticos.
"Mi vergogno, a rivedere le mie foto con quella maglia", ha confessato ai microfoni del Guardian il numero 9 del Granada. "Ero un ragazzino. C'erano giocatori come Zidane, Figo, Raul. E io credevo di essere più forte di Beckham". Esempi, ma il giovane Soldado seguiva quelli sbagliati. "Non ero mentalmente pronto. Se mi davano un bicchiere di vino, io lo bevevo. E se a 18 anni mi chiedevano di uscire per un drink all'una di notte, ero il primo che si preparava per uscire. Qualcuno avrebbe dovuto darmi una sberla e dirmi: ma che diavolo stai facendo? Che razza di niñato (moccioso, ndr) che ero".
Oggi Soldado è diventato il professionista che a 34 anni continua a segnare in Liga: è un altro. "Non mi regolavo, mangiavo tantissimo", ricorda. "Come pensavo di poter giocare con i Galacticos, in quello stato? Bisogna essere responsabili di sé stessi, sapere quello che è giusto e quello che è sbagliato. Dove sta il limite". Dopo una valanga di reti con il Real Madrid Castilla (69 in 132 partite), Soldado non andrà oltre le 27 presenze e 4 gol in prima squadra, tra 2004 e 2008. E il pensiero di quella maglia, oggi, fa ancora male.
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