Un calice di vino per brindare all’inizio di una nuova carriera. Ora da agente, dopo… chissà. Poco meno di un anno fa, Wesley Sneijder diceva addio al calcio giocato. Una Champions, cinque campionati nazionali e un Mondiale per Club in bacheca. Insieme, zero rimpianti da portarsi dietro: “Sarei potuto diventare come Messi o Ronaldo. Semplicemente, non ne avevo voglia”. Già in passato ne era convinto, adesso lo ribadisce con serenità: “Mi sono goduto la vita, magari a cena bevevo un bicchiere. Leo e Cristiano sono diversi, hanno fatto tanti sacrifici. E a me va bene così: la mia carriera, nonostante ciò, è stata comunque strepitosa”. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, il numero 10 dell’Inter del Triplete si è raccontato, tra passato, presente e… futuro.
“Negli ultimi mesi ho cominciato a lavorare con i giovani, mi diverto ad assisterli nella loro crescita. Nella vita come nel calcio, però, tutto è possibile. Dirigente, allenatore… può succedere qualsiasi cosa. Mi sono ritirato? Sí. Almeno per ora!”. La carta d’identità dice 35 anni, l’amore per il campo potrebbe però avere la meglio. Se arrivasse la giusta chiamata, Wesley sarebbe pronto a rimettersi gli scarpini: “The Last Dance”, con le dovute proporzioni, questa volta con l’Olandese Volante in mezzo alla pista da ballo.
In attesa di conoscere il proprio futuro, Sneijder si gode le gioie del passato: “Il compagno più forte è stato Guti, era fantastico. Un vero e proprio crack. Quando eravamo compagni non mi ha parlato per qualche mese, perché nel Real diventai titolare rubando il posto a lui. Poi cominciammo a giocare insieme e capii che era un fenomeno: il migliore di quella squadra”.
Il gol più bello, invece, risale al 2010. Triplete? No, Mondiali in Sudafrica. Quando Sneijder, con la sua Olanda, arrivò a un passo dalla Coppa. E, forse, anche dal Pallone d’Oro. “Erano i quarti di finale, giocavamo contro il Brasile. Calcio d’angolo battuto da Robben, Kuyt la spizza e io insacco il 2-1 con un colpo di testa. Quel gol valse il passaggio alle semifinali: bello, sí, ma anche importante…”. Lo ricorda bene Sneijder, lo stesso potrà dire Julio Cesar: a difendere i pali dei verdeoro c’era proprio il portiere dei nerazzurri.
Rientrato a Utrecht dopo le ultime esperienze con Nizza e Al-Gharafa, Wesley segue ancora la sua Inter dall’Olanda. “Conte ha una grande rosa e, con Eriksen in squadra, può finalmente provare a fare il salto di qualità”. Da trequartista a trequartista, il danese ha ottenuto la “benedizione” dell’ultimo grande dieci della storia nerazzurra. “Christian ha fatto bene all’Ajax, poi al Tottenham e ora deve affermarsi in Italia. Ha tantissima qualità, con le sue caratteristiche può tranquillamente diventare uno dei leader del nuovo gruppo”.
A proposito di 10: il numero che fu di Sneijder, oggi è sulle spalle di Lautaro Martinez: “Fortissimo, per me deve restare in Italia. Può diventare uno dei migliori, ma prima ha bisogno di vincere qualcosa con i nerazzurri. È giusto fare il salto di qualità, anche se c’è un momento per fare ogni cosa. Al Barcellona potrebbe giocare. Certo, se ha proprio voglia di andare via, preferirei passasse al Real…”. Certe cose non cambiano mai, anche 11 anni dopo l’ultimo Clásico in cui Wesley è sceso in campo. Quanto a un eventuale sostituto del Toro, non ci sono dubbi: Sneijder promuove il Matador. “Cavani è Cavani. Può segnare e fare la differenza in qualsiasi campionato. Se Marotta prendesse Edinson farebbe un colpo straordinario”.
In estate, sul mercato degli svincolati, ci sarà spazio anche per un vecchio amico di Wesley: Mario Balotelli, la cui esperienza con il Brescia sembra ormai giunta al capolinea. Sneijder ci ha giocato all’Inter e, nel 2017-2018, con il Nizza in Ligue 1: “Fortissimo, non c’è altro da dire. Poteva essere tra gli attaccanti più forti, però ha fatto determinate scelte. Io non le condivido, ma il mondo è bello perché ognuno è fatto a modo suo. Brescia la sua ultima chance? Non saprei: uno come lui può sempre fare la differenza”.
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