C’era una volta ‘l’attaccante senza nazionale’.
Ed ora non c’è più. O meglio, c’è ed è sempre un numero 9 ma adesso quella
maglia è tornato ad indossarla. Come una favola, per la Siria, per Omar Al
Somah. Una storia che intreccia pallone e politica. Un ‘bentornato’ che ha
messo da parte un ‘addio’ che alcuni credevano fosse per sempre. Invece no. Al
Somah è tornato, si è caricato la sua Siria sulle spalle e l’ha trascinata
verso un traguardo incredibile: gli spareggi del Mondiale di Russia 2018.
Un po’ favola, un po’ cronaca. Un lieto fine,
oggi. Il 2-2 contro l’Iran è merito suo, di quel gol al 93’. Perché in quel
terzo minuto di recupero Al Somah ancora ci credeva. E in pochi minuti addio al
record del portiere iraniano Alireza Beiranvand (11 gare nella fase
eliminatoria e zero gol incassati), è felicità tutta siriana. Rete e il sogno Mondiale è
ancora lì. Una gioia per lui e compagni, un sorriso, seppur sportivo, per un
paese in guerra. ‘L’attaccante senza nazionale’ è tornato. Più decisivo che mai.
Un eroe adesso, uno che in passato non ha tenuto lontano dal terreno di gioco
la politica. Una scelta che gli è costata la nazionale. Era il dicembre 2012 e
l’avversario l’Iraq. A Kuwait City si giocava la finale di Coppa d’Asia occidentale. La vince
la Siria e Al Somah festeggia sotto la curva sventolando una bandiera della
rivoluzione. La tv locale oscura quelle immagini, lui pensa al suo popolo: “Dedico
vittoria e titolo ai siriani. Abbiamo portato un po’ di felicità ad un popolo
triste”. Un gesto, una conseguenza: addio alla nazionale. Un peccato per il
calcio locale perdere quell’ “Ibrahimovic siriano”. Soprannome scelto non a
caso. Feeling col gol sempre avuto, dagli esordi in serie A siriana nell’Al-Fotuwa
(22 in 39 presenze), all’Al-Qadsia – campionato del Kuwait – in cui segnerà 43
gol in 68 apparizioni. Ora è all’Al-Alhi e nel 2016 è diventato il quarto
miglior marcatore dell’anno solare, con 42 gol in 35 partite, dopo solo Messi,
Ibra e Suarez.
Per circa cinque anni un ‘attaccante senza
nazionale’, adesso eroe di quella Siria che l’ha riaccolto e punta a non
lasciarlo più. Di nuovo in campo per regalare un sorriso, per piangere con
compagni e connazionali lacrime di gioia. Con un sogno Mondiale da coltivare
ancora attraverso gli spareggi (Arabia Saudita o Australia l’avversario), con
un Al Somah in più che segna così il suo primo gol con la maglia della Siria e il
ritorno non poteva essere più dolce.
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