Il mondo del calcio piange la scomparsa di Sinisa Mihajlovic. L’ex calciatore ed allenatore serbo ci ha lasciato dopo una lunga battaglia contro la leucemia. Sinisa aveva annunciato al mondo della sua malattia nel luglio del 2019 e dopo le cure immediate era tornato subito in panchina. A marzo 2022, poi, la malattia era tornata costringendolo a sottoporsi a nuovi cicli di terapie. In 38 anni di carriera in campo e sulla panchina ha vissuto tanti momenti indelebili. Il primo, come raccontato proprio da lui, quando il padre gli regalò il suo primo pallone di pelle, comprato al mercato. Sinisa lo trattava come se fosse la cosa più preziosa al mondo e gli dava la crema due tre volte al giorno per tenerlo morbido visto che non si poteva utilizzare sull’asfalto.
Quel bambino è diventato grande e a soli a 22 anni ha vinto la sua prima Champions League (all’epoca Coppa dei Campioni) con la Stella Rossa. Era il 1991 e dopo aver segnato in semifinale contro il Bayern Monaco, segnò anche nella lotteria dei rigori in finale contro il Marsiglia.
Nel 1992 Sinisa si trasferì in Italia, dove ci rimase fino alla fine della sua carriera di calciatore. Ma sebbene la sua prima squadra fu la Roma, Miahjlovic entra nella memoria degli appassionati del calcio italiano quando si trasferisce a Genova, dove veste la maglia blucerchiata della Sampdoria. Con una linea in comune: l’allenatore Vujadin Boskov.
La squadra con lascia più il segno è la Lazio. Sull’altra sponda della capitale entra nella storia della Serie A grazie alla specialità della casa: il calcio di punzione. Il 13 dicembre 1998 all’Olimpico si gioca un Lazio-Sampdoria, partita del cuore per Sinisa. Destino vuole che arrivi una tripletta su calcio di punizione, record condiviso insieme a Giuseppe Signori. Nessuno come lui, invece, per il numero di reti segnate da calcio piazzato: 28.
Con la Lazio vince sei trofei e si trova al centro del gioco grazie all’intuizione del suo allenatore, Eriksson, che lo sposta nel ruolo di difensore centrale. Nel 1999 i biancocelesti superano la corazzata del Manchester United di Sir Alex Ferguson nella finale di Supercoppa UEFA e un anno più tardi si laureano campioni d’Italia, riportando lo scudetto in bacheca dopo più di ventisei anni di attesa. Mihajlovic fu uno dei protagonisti con 26 partite e 6 reti.
Mihajlovic gioca nell’Inter gli ultimi due anni da calciatore ad alti livelli, poi comincia subito la carriera da allenatore, proprio come vice di Mancini sulla panchina dei nerazzurri. Da solista il primo spartito da direttore lo suona nel 2008 con il Bologna ma la musica vera arriva nella stagione 2009/2010 con il Catania. Con i rosazzurri batte in campionato la Juventus a Torino e la Lazio a Roma, riuscendo a fermare al Massimino anche l’Inter del triplete di José Mourinho in una partita magica. Dopo il vantaggio degli ospiti con Milito, il Catania ribalta il risultato con tre reti negli ultimi quindici minuti.
Il ricordo più bello, forse, è legato proprio alla malattia: dopo l’annuncio nel 2019, si fa trovare sulla panchina alla prima giornata di campionato contro l’Hellas Verona al Bentegodi nonostante fosse nel pieno delle cure.
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