Da Francesco Totti a Gianluigi Donnarumma, esordi diversi in epoche differenti legati da un unico fil rouge: Sinisa Mihajlovic. Dal “Vuja fai entrare il ragazzino” a una scommessa (che poi tanto scommessa non era) cambia solo il ruolo. Giocatore prima e allenatore poi, l’occhio sul talento è sempre rimasto lo stesso.
Le storie poi sono differenti, ma raccontano molto di Mihajlovic. Il legame con Boskov e la personalità nel saper prendere decisioni difficili. Ma andiamo con ordine. Stagione 1992-1993, Sinisa è al primo campionato in Italia e il 27 marzo cambia la storia del calcio italiano (o quanto meno aiuta a velocizzare il cambiamento). Miha prima di partire per la trasferta di Brescia con la squadra è a seguire la Primavera della Roma, rimane folgorato dal talento di Totti e visto che la prima squadra aveva diversi assenti in attacco consiglia a ‘Vuja’ di portare quel ragazzino a Brescia.
Il giorno dopo è ancora Mihajlovic a dare l’imbeccata. Manca sempre meno alla fine della partita, la Roma sta vincendo 2-0 con i gol di Caniggia e proprio di Sinisa, che rientrato in panchina guarda Boskov e gli dice: “Vuja fai entrare il ragazzino”. Da lì inizia la storia in Serie A di Totti, che a dire il vero neanche aveva capito fosse rivolto a lui quello “Scaldati” rivoltogli dal suo allenatore.
Dal rapporto con Boskov alla personalità. Nei retroscena dietro all’esordio di Donnarumma c’è un’altra parte di Mihajlovic rivelata. Questo aspetto, però, non si comprende dall’aver lanciato il portiere, ma da quello che era successo in settimana e che lo stesso Sinisa aveva poi rivelato nella sua autobiografia. Perché per quell’esordio Miha aveva fatto la voce grossa a Milanello e ha avuto ragione, eccome se ne ha avuta.
“In settimana informo Galliani: mi chiede per tre volte se sto scherzando. Io ho deciso, non ne ho mai fatto una questione di età. In quel momento vedevo negli occhi di Donnarumma lo stesso futuro di Totti” racconta nella sua autobiografia e poi prosegue: “Sabato Berlusconi viene a Milanello e io taglio corto: ‘Presidente, ci sono solo due possibilità. Lei mi esonera e allora gioca Lopez. Lei non mi esonera e allora gioca Donnarumma’. Non volevo mancare di rispetto a Berlusconi, ma le scelte finali spettavano a me”.
Da Totti a Donnarumma, in mezzo ci sono 22 anni durante i quali Mihajlovic ha incantato e vinto da giocatore e poi ha iniziato la carriera da allenatore. Due ruoli diversi, ma sempre lo stesso Sinisa. Con l’occhio di chi il calcio l’ha capito.
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