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Simone Corazza, tra Al Pacino e Morrison: “Il mio calcio rock per l’Alessandria”

Simone Corazza ha appena segnato due dei quattro gol del clamoroso 4-0 con cui la sua Alessandria ha battuto la Reggina allo stadio Granillo, portandosi a 17 punti, meno 3 dal Parma, meno 3 dalla salvezza diretta. Ma Simone, da ex riconoscente, non ha esultato

A Reggio io e la mia famiglia ci siamo trovati divinamente. Venivo da un infortunio, ho deciso di rilanciarmi lì ed è stata la scelta giusta: un pubblico che ti faceva sentire tutta la sua passione e il suo affetto, con 8/9000 presenze a partita. Per me poi giocare al sud, lontano da casa (è nato in Friuli, ndr), è stata un’esperienza totalmente nuova e positiva“, racconta in esclusiva a gianlucadimarzio.com.

E poi la mia esultanza, con le due dita puntate sulle guance, a mimare il personaggio di Joker, era nata proprio lì, poco dopo l’uscita del film; i tifosi della Reggina mi hanno dato anche il soprannome che mi porto ancora dietro, “Joker”, appunto. Mi sembrava irrispettoso esultare in quel modo davanti a loro, che anche in questa occasione si sono dimostrati eccezionali nei miei confronti“. 

Già a quota 10 in stagione

Il primo gol è arrivato su rigore, il secondo su tap-in da vero attaccante. Con questa doppietta, Corazza arriva a 10 reti stagionali, con tanto di una tripletta (alla prima giornata, a Benevento): sono già 4 in più rispetto all’intera stagione precedente, quella della promozione dalla C. “Come me lo spiego? Beh, sicuramente in B ci sono più spazi, e c’è meno confusione. In questo campionato la tattica e la tecnica hanno più peso: può essere che il motivo sia questo.”

 

 

Ma Simone Corazza la B se l’era anche conquistata, con la Reggina, “dopo un campionato in cui superammo le ben più quotate Bari e Catanzaro“. Ma poi… “se fosse dipeso da me, da Reggio non me ne sarei andato; ho dovuto accettare una decisione societaria, mettendomi il cuore in pace. E ho scelto di ripartire da Alessandria per il prestigio del club, il calore dei tifosi, l’ambizione di tornare in B. Che era quello che volevo fare anche io, per dimostrare di valere la categoria“. 

 

 

“La finale playoff: che ricordi”

Il ricordo più intenso di questi due anni, fino a questo momento, è comprensibilmente la finale playoff vinta ai rigori contro il Padova: “Io ero uscito negli ultimissimi minuti del secondo supplementare. Quindi ho visto la serie di rigori dalla panchina, col cuore in gola. Dopo l’incredibile rimonta della regular season, la partita spartiacque con il Como, i playoff, un traguardo del genere, riportare l’Alessandria in B dopo 46 anni, aveva un significato particolare“. Molto del merito si deve anche a quel Moreno Longo che “sì, è capace di entrare nella testa dei suoi giocatori. Ci spinge, ci motiva a dare il nostro massimo, ed è stato fondamentale soprattutto l’anno scorso“. 

 

 

Fra i Doors e Scarface

Le passioni di Simone fuori dal campo sono molte: “Quando i miei due figli mi lasciano un po’ di respiro, mi piace guardare qualcosa su Netflix o dedicarmi alla mia passione musicale. Ascolto un po’ di tutto, ma soprattutto il rock. E ho un tatuaggio di Jim Morrison, frontman dei Doors“. 

Fra le canzoni preferite di Simone, “Peace frog” (“in cui si nomina Los Angeles, città di cui sono innamorato“), “LA Woman”, “Riders on the storm”. In “The WASP”, Morrison canta: “Nessuna ricompensa eterna ci ripagherà per aver sprecato la nostra alba”. Simone, però, non ha rimpianti legati al passato: “Ogni tanto qualcuno mi chiede dove sarei potuto arrivare senza due infortuni gravi e per giunta vicini nel tempo. Io rispondo che al calcio mi sono sempre dedicato con un’attitudine seria, e pertanto gli infortuni mi hanno reso più forte, tirandomi fuori una convinzione che non pensavo nemmeno di avere“. Quella necessaria per chi è il primo della famiglia a intraprendere la carriera di calciatore: “Il calcio è sicuramente una passione diffusa in famiglia, ma non avevo nessun modello da imitare. Anzi, i miei compagni, da piccolo, “migravano” verso altri sport, ma io volli continuare: nulla avrebbe potuto farmi desistere“. 

 

 

Fra i film, Corazza ama soprattutto “Scarface”, con Al Pacino nella parte di Tony Montana, criminale cubano che tiene in modo particolare al rispetto delle promesse. “Io però di promesse non penso di averne mai fatte, nella mia carriera. Quel che è certo è che verserò ogni goccia di sudore vestendo questa maglia“. 

“Ho messo la testa a posto”

A 30 anni compiuti, Corazza non pensa ancora al post-carriera: “Ogni tanto ne parlo con la mia famiglia, ma penso sia ancora presto; non vorrei rimanere nel mondo del calcio, ma immagino che quando arriverà il momento sarà molto difficile abbandonarlo“. E ci spiega i recenti cambi di look: “Dopo l’estate, ho tagliato i capelli e mi sono fatto biondo. Ma non è per rendere più evidente la mia presenza in campo: c’è già il gps a dirmi che corro tanto, nella partita. Era più un esperimento; ma ora, è proprio il caso di dirlo, “ho rimesso la testa a posto“. Gli avversari sono avvisati: “Joker” non è ancora sazio.  

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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