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Una casa in cui crescere sognando l’Europa. Simon Francis: “Bournemouth significa unità”

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Simon Francis, direttore tecnico Bournemouth (credits: Emanuele Croci)

Dal documentario “Bournemouth, don’t call it Cinderella anymore”: la nostra intervista al direttore tecnico inglese 

Alla base di un progetto vincente è necessario un organico societario di alto livello, che comprenda le sfumature del luogo nel quale lavora, ne riconosca la storia e su quella costruisca solide fondamenta per il futuro. Il Bournemouth ne è l’esempio e Simon Francis, direttore tecnico del club, è una delle colonne portanti. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com nel documentario “Bournemouth, don’t call it Cinderella anymore”, ci ha raccontato cosa significhi per lui lavorare nel club e quali sono gli obiettivi che le Cherries vogliono raggiungere.

Prima di ricoprire un ruolo dietro la scrivania, però, Francis è stato una leggenda del club da giocatore. Per 295 volte ha vestito la maglia della Cherries. Un legame di cui parla in questo modo: “Io ho sempre avuto un feeling speciale con questo club, fin dal momento in cui ho firmato la prima volta, ormai 15 anni fa. All’epoca ci allenavamo 100 yard lontani da qui, su un campo che apparteneva a un istituto scolastico. Dovevamo sceglierci noi i kit e trovarci i calzini per giocare”.

Ora è al suo primo anno da direttore tecnico e il Bournemouth ha vissuto la miglior stagione in Premier League della sua storia. Il segreto? Per Francis è questo: “Non so se ci siano segreti, credo che semplicemente noi proviamo a essere costanti nel reclutare i calciatori, nel corso degli anni, provando sempre a scovare giovani dal grande potenziale e dal grande talento”.

Una catena di montaggio. Prima di tutto, portare nel Dorset i migliori prospetti del calcio internazionale; poi, farli ‘modellare’ da chi li osserva quotidianamente: “L’allenatore dà ai ragazzi più giovani l’opportunità di calcare palcoscenici importanti, quelli della Premier. Però questo non è propriamente un segreto, proviamo semplicemente a fare il nostro meglio e fortunatamente ci siamo riusciti nel corso degli anni”.

Simon Francis: “Bournemouth è unità”

Per Simon Francis, Bournemouth ha le caratteristiche di una casa. Tutto funziona in armonia, e non solo; il direttore inglese sceglie un termine preciso per rendere l’idea del luogo i cui vive e lavora da 15 anni: Unità. La comunità, la collettività sostiene sempre questa squadra; i tifosi hanno giocato un ruolo importantissimo nella storia di questo club nel corso degli anni. Sono arrivati persino, anni fa, a raccogliere denaro all’interno di barattoli per mantenere il club in vita; non possiamo dimenticarcene, come calciatori o dirigenti. Bournemouth non è un grande centro, è una cittadina di mare, ha la spiaggia, è un posto bello e tranquillo. Se i calciatori escono a prendere un caffè, o per cena, i tifosi non li assillano come può accadere invece in altre realtà. Vogliono solo salutarli e congratularsi con loro“.

Francis attribuisce questa unità a un motivo in particolare: “Penso che probabilmente siano le dimensioni del club: lo stadio è il più piccolo della Premier, la capienza è tra le più ridotte della storia del campionato. Questo, però, a mio avviso gioca a nostro favore, perché siamo sempre gli “underdog”. La squadra lo sfrutta a proprio vantaggio, abbiamo una mentalità che ci aiuta quando le grandi squadre vengono a giocare qui, ma anche quando siamo in trasferta vogliamo provare a giocarcela, e questo è qualcosa di unico in sé. Vogliamo portare sempre la nostra identità e filosofia, e non abbiamo mai fatto un passo indietro negli anni su questo”.

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Simon Francis, Bournemouth

Francis: “Pinto? Un piacere lavorare insieme a lui”

Insieme a lui, uno degli artefici della straordinaria stagione delle Cherries è chiaramente l’allenatore, Andoni Iraola. Francis ne parla così, rivelandone anche un particolare gesto scaramantico: “Ha sempre un cerotto sulle dita, gli abbiamo chiesto il perché quando è arrivato, non sapevo se magari suonasse la chitarra o se dipendesse da qualcosa di extra-calcistico. Mi ha risposto che è un rito che ha dalla prima partita da allenatore in carriera. Immagino che abbia vinto quella partita e quindi se lo sia portato dietro per molto tempo… Andoni è un allenatore serio ma sicuramente molto superstizioso. Penso che questi aneddoti rivelino molto su di lui come uomo, è sicuramente un allenatore eccezionale, ma l’uomo è persino più sorprendente, è davvero umile, leale, è un piacere lavorare insieme a lui”.

Francis, inoltre, lavora a stretto contatto con Tiago Pinto, President of football operations con un passato alla Roma e al Benfica. Tre piazze, considerando Bournemouth, con portate molto diverse tra loro: “Lavorare con lui è molto bello. Penso che il più grande cambiamento per Tiago sia stato quello di passare da un club come la Roma – e prima ancora il Benfica, grandi squadre – a una realtà entusiasmante ma sicuramente più piccola, in termini di dimensioni e fanbase, come Bournemouth. Siamo entusiasti per il futuro, la squadra sta facendo bene sul campo, lavoriamo ovviamente molto a contatto, ogni giorno, anche per la questione del centro sportivo e in vista del mercato estivo. Lavorare insieme è un vero piacere”. 

Francis: “Sogno? Raggiungere l’Europa con le Cherries in due anni”

Il primo obiettivo in Inghilterra è questo, dice Francis, da non dare mai per scontato: “Chissà dove ci porterà questa stagione, al momento siamo davvero in un’ottima posizione di classifica; il campionato sta diventando sempre più difficile anno dopo anno, come penso si possa capire dal fatto che chi viene promosso poi retrocede subito. Rimanere in Premier è molto difficile, non possiamo darlo per scontato; essere una squadra di Premier League è un risultato eccezionale”.

Il secondo, che equivale a un sogno nel cassetto, sarebbe la ricompensa di un percorso iniziato davvero dal basso: “Penso che quando vivi una stagione di successi ovviamente le aspettative possano crescere. Per quanto riguarda la qualificazione europea, credo che se chiedessimo al proprietario quale sia la sua ambizione, risponderebbe che l’obiettivo è giocare le coppe. Non c’è nessun motivo per nasconderci, condividiamo tutti quell’ambizione. Le strutture, il campo di allenamento, sono tutte componenti che alimentano l’ambizione, danno motivazioni extra ai calciatori. Mostrano a tutti che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Quindi certo, l’obiettivo è giocare le coppe europee nel giro di un paio d’anni”