In una sera di novembre del 1904 un gruppo di ragazzini dai dieci ai dodici anni creava l’Unione studio e divertimento: una sorta di associazione per feste, gite e competizioni sportive. La Robur Siena nacque più o meno così, esattamente centoquindici anni fa: oggi è uno dei club storici del nostro calcio. Dai sette anni di fila in A alla Serie D, fino al ritorno nel professionismo. Di mezzo l’incubo fallimento e lo spettro di un epilogo definitivo.
E invece no, altro che epilogo. Oggi il Siena è terzo (non da solo) nel girone A di Serie C, a due punti soltanto dal secondo. Alla città è tornato il sorriso. Ai tifosi la voglia di cantare, che in realtà c’è sempre stata…anche nell’anno tra i dilettanti. Alla squadra, semplicemente, il coraggio di sognare.
L’entusiasmo del presente per celebrare le emozioni del passato: ieri a Siena è iniziata la festa. Dal centro, naturalmente. Il calore del popolo nel freddo di piazza del Duomo. Alle 17.30 il viaggio nel museo itinerante di Santa Maria della Scala, tra formazioni e divise storiche. Poi la presentazione della maglia speciale per questo centoquindicesimo compleanno, vero simbolo del contatto fra passato e presente: motivo a scacchi e laccetti retrò, come ai vecchi tempi.
Infine parola a chi la storia del Siena l’ha fatta. Una parata di vecchie glorie per tutti i tempi: da Enrico Chiesa a Simone Vergassola, da Papadopulo (condottiero della scalata alla A) a Beretta (ultimo allenatore dell’Ac Siena). E non solo.
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Spazio anche a chi, forse, proprio vecchia gloria non è. Ma che nella storia del Siena entra di diritto. Come Lorenzo Crocetti, fra i protagonisti della risalita dalla Serie D, ed Ezio Targi, massaggiatore storico della società.
Un compleanno sereno, finalmente. Perché è vero che il centenario fu festeggiato con la prima, storica promozione in A, nel 2004. Ma è vero anche che il centodecimo anniversario non portò benissimo: fallimento e ripartenza dai dilettanti. Cinque anni dopo non è cambiato tutto, ma è cambiato tanto. Il sogno è la B, la realtà si chiama Serie C. Con la consapevolezza che il peggio, forse, è passato. E con la voglia, contagiosa, di riscrivere un grande futuro.
A cura di Lorenzo Del Papa
Foto: Fabio Di Pietro
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