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Sheva, la maglia alla Zamorano e il Pordenone. ‘Barbabomber’ Nocciolini si racconta: “Ho pensato di andare a lavorare con mio padre, dopo il calcio voglio fare il Dj”

Poco più di un anno fa Manuel Nocciolini segnava la sua prima tripletta in Serie C. La maglia era quella del Parma, l’avversario? Il Pordenone. Ricorsi storici e intrecci del destino. Ora il neroverde è il suo colore, il Parma il (momentaneo) passato. Una cosa è rimasta però invariata: la capacità di andare a segno. Dalla Serie D alla B, Nocciolini non ha mai fatto mancare il suo apporto in fase realizzativa. Si è fatto un po’ attendere a Pordenone, ma alla fine il gol è arrivato (nel 3-2 con il Gubbio) e l’ingresso è stato trionfale: “E’ stata una liberazione, aspettavo da tempo questo gol. Soprattutto per ripagare la fiducia che il Pordenone ha riposto in me – Ha affermato Nocciolini in esclusiva per Gianlucadimarzio.com- La cosa importante è che la rete sia servita a portarci alla vittoria. I tre punti contro il Gubbio sono arrivati in un momento molto delicato della stagione”. Esonerato Colucci, dentro Rossitto e subito una vittoria che mancava da un po’: “Abbiamo avuto poco tempo per lavorare con il nuovo mister, ma ha portato entusiasmo. Dispiace per Colucci, perché la colpa per il periodo negativo era di tutti, non solo sua. Ma si sa che nel calcio a pagare sono spesso gli allenatori”.

Il nuovo corso del Pordenone è iniziato nel migliore dei modi, e una delle firme più importanti porta proprio il nome di Nocciolini. Gol del pareggio, liberazione e vittoria. Tutto in un colpo solo, con una dedica speciale: “A mio nonno, ci penso spesso. E’ stato lui a farmi innamorare di questo sport. Era l’allenatore della squadra del mio paese, ho iniziato a giocare con lui. E’ stato anche il primo a portarmi allo stadio a vedere il Milan. Da allora sono diventato tifoso”. La fede rossonera Manuel non l’ha mai nascosta, anche quando ha dovuto scegliere il suo numero di maglia: “Appena arrivato ho preso il 32, quando si è liberato però non ci ho pensato un attimo a scegliere il 7, in onore del mio idolo Shevchenko. Non l’ho mai incontrato, però appesa in camera ho una sua maglia autografata, uno dei regali di Natale più belli che abbia mai ricevuto”. Da Shevchenko a Zamorano, con protagonista ancora una maglia. Questa volta ad indossarla però è stato lo stesso Nocciolini quando giocava nel Parma. 9 occupato? Nessun problema, si ricorre all’ingegnoso 8+1: “Era appena arrivato Calaiò, che in carriera aveva sempre avuto o il 9 o l’11, occupato allora da Munari. Io invece avevo il 9, quindi non è difficile capire con chi abbia vinto il ballottaggio per la maglia. Per questo ho deciso di scendere in campo con il numero 1+8, un po’ come Zamorano”.

Anche senza numero 9 sulle spalle, Nocciolini non ha mai perso il fiuto del gol. D’altronde il soprannome non mente: “Mi chiamano ‘barbabomber’”. Ha segnato ovunque: dalle 25 reti con il Forlì in Serie D, alle 11 in C con la maglia del Parma. Ma ce n’è una a cui tiene particolarmente: “Quella in finale dei playoff contro l’Alessandria”. Un gol da promozione, un gol da Serie B: “L’esperienza a Parma è stata finora la più bella della mia carriera, perché mi ha dato una seconda possibilità quando pensavo di non farcela più”. Perché sì, ad un certo punto della sua carriera Manuel ha pensato di mollare tutto: “Due anni fa ero rimasto senza squadra, ero arrivato ad un bivio della mia carriera. Ho pensato di andare a lavorare nella ditta di catering di mio padre, ma alla fine è arrivato il Parma ed è iniziata la mia seconda vita calcistica”.

Questione di opportunità: Manuel, la sua, l’ha saputa sfruttare al meglio. Come all’inizio della sua carriera, quando è riuscito a strappare una convocazione in Europa League con la maglia della Fiorentina: “Una grande emozione, il periodo nelle giovanili viola mi ha aiutato a crescere come uomo e calciatore”. Ragazzo umile Manuel, ma anche deciso. Guarda al futuro senza paura e ha già deciso cosa fare quando appenderà gli scarpini al chiodo: “Sono un po’ originale in questo, tutti vorrebbero fare o gli allenatori o i direttori sportivi. Io no: a me piacerebbe fare il deejay. Ho fatto un investimento comprando una console e faccio pratica con quella, amo la musica”. Per quello c’è ancora tempo però, ora Nocciolini è concentrato sul presente. Punta in alto, ma sempre con i piedi per terra, perché in parte il suo sogno lo ha già realizzato: “Volevo il mio nome dietro le spalle e l’ho avuto”. Ora rimane solo una cosa da fare: “Portarlo sempre più in alto”.

Giacomo Chiuchiolo

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