Interviste e Storie

Sheffield Wednesday, la crisi che ha risvegliato un popolo

La mascotte dello Sheffield Wednesday, Imago

Sheffield Wednesday reagisce alla crisi con un gesto straordinario: oltre £200.000 spesi e 9.000 biglietti venduti in un giorno per salvare il club.

Venerdì 24 ottobre 2025 la notizia è diventata ufficiale: lo Sheffield Wednesday, uno dei club più antichi e iconici d’Inghilterra, ha dichiarato l’amministrazione controllata. Una decisione inevitabile dopo settimane di voci e tensioni, confermata dalla Begbies Traynor, società nominata dal tribunale per gestire la procedura. Nel comunicato ufficiale si parla chiaramente di grave crisi di liquidità e insolvenza. Alla base, il mancato pagamento di debiti fiscali verso l’HMRC (l’Agenzia delle Entrate britannica), oltre a crediti accumulati con fornitori e staff tecnico. Alcuni dipendenti e membri dello staff, secondo The Guardian e Financial Times, non avrebbero ricevuto regolarmente gli stipendi negli ultimi mesi.

Il proprietario Dejphon Chansiri, già contestato da tempo, non è riuscito a immettere nuovi fondi per coprire le spese correnti, aggravando una situazione economica già precaria. Come previsto dal regolamento della English Football League (EFL), all’apertura della procedura è seguita una penalità immediata di 12 punti in Championship. Per molti club sarebbe stato l’inizio della fine. A Sheffield, invece, è diventato l’inizio di una rinascita.

Nel giro di poche ore, la città ha trasformato la crisi in un moto collettivo di orgoglio. Dallo store ufficiale al sito online, i tifosi hanno risposto come una comunità ferita ma viva: comprando, condividendo, partecipando.

Nel comunicato pubblicato su swfc.co.uk il 26 ottobre, gli amministratori della Begbies Traynor hanno scritto: “La risposta dei tifosi è stata straordinaria. Oltre 200.000 sterline sono state spese nel negozio ufficiale del club e più di 9.000 biglietti sono stati venduti nelle prime 24 ore”.  Un messaggio chiaro: i tifosi non hanno voltato le spalle, anzi. Maglie, sciarpe, cappellini, gadget — ogni acquisto è diventato un piccolo gesto di salvezza. Non un’operazione di marketing, ma una mobilitazione spontanea, nata dal cuore di una città che rifiuta di arrendersi.

Sheffield risponde: “We don’t own the club, we are the club”

All’Hillsborough Stadium, il giorno dopo la notizia, le immagini parlavano da sole.
 Code fuori dal megastore, famiglie, bambini e anziani uniti da un unico pensiero: non lasciare morire il club. La Sheffield Wednesday Supporters Trust ha rilanciato la campagna #BackTheOwls, invitando i tifosi di tutto il mondo a sostenere economicamente la società, anche solo con un piccolo acquisto. 
In campo e fuori, la città ha ritrovato la propria voce. Durante la partita successiva, uno striscione sventolava sugli spalti come un manifesto: “We don’t own the club, we are the club”.
 (Non possediamo il club: siamo il club). Una frase diventata simbolo di appartenenza, di identità, di orgoglio.

Mentre la risposta popolare riempie di speranza la città, il lavoro degli amministratori continua dietro le quinte.
 Come riportato da The Guardian e TalkSport, ci sono già quattro o cinque potenziali acquirenti interessati a rilevare la società. L’obiettivo è chiaro: trovare una nuova proprietà stabile, capace di garantire liquidità e sostenibilità nel medio periodo.
 Le trattative sono in corso, ma la reazione dei tifosi ha dato un segnale forte anche agli investitori: lo Sheffield Wednesday non è un club in discesa, è una comunità che resiste. Un sentimento che, nel calcio moderno, vale più di un bilancio in attivo.

I tifosi dello Sheffield Wednesday, Imago

Una lezione per tutto il calcio europeo

Quelle £200.000 non risolveranno i conti, ma hanno risvegliato qualcosa che nessun piano finanziario può comprare. Hanno mostrato che il calcio, quando torna alla sua essenza, è ancora passione popolare. In un’epoca in cui club e fondi si scambiano come aziende, lo Sheffield Wednesday ha ricordato a tutti che un club non si possiede, si vive. E che quando il pallone smette di rotolare, ciò che resta non è il capitale, ma il legame. Sheffield l’ha reso tangibile, vero, commovente.

Sui muri della città, accanto ai pub e agli striscioni, è comparsa una frase semplice ma potentissima: “Together we fight. Together we rise”. (Insieme lottiamo, insieme ci rialziamo). È diventato lo slogan di un popolo che non accetta di scomparire. Perché a Sheffield lo sanno: i debiti si possono cancellare, i punti si possono recuperare, ma la fede non si estingue. E se un giorno il Wednesday tornerà grande, sarà grazie a loro, ai tifosi che, di fronte alla crisi, hanno deciso di rispondere non con rabbia, ma con amore.

A cura di Mariapaola Trombetta

Redazione

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