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Le vittorie da record e il calcio rivoluzionario: la fine dell’era Setién al Betis

Un modo migliore per congedarsi dal Betis Quique Setién non poteva proprio trovarlo: in punta di piedi lui non ha mai camminato, anzi, ha preferito sempre l’impronta del rivoluzionario. E così dopo un anno complicato in cui ha dovuto combattere con le prime critiche e con una stagione zeppa di impegni, il momento dell’addio è stato una fotografia della grandezza che lui stesso è riuscito a dare al Betis.

Una vittoria al Bernabéu, la seconda in due anni, impresa che sulla panchina verdiblanca era riuscita solamente a Patrick O’Connell ma nel 1935. Uno dei tanti successi della sua era, unico allenatore della storia del club assieme a Paco Chaparro ad aver vinto durante la sua gestione in casa di Real, Barcellona e Atlético.

Vittorie che segnano un’epoca, quella del rilancio della storia del Betis: una squadra ripartita dalla Segunda che in poco tempo è tornata a vivere i propri giorni migliori proprio grazie alla guida di Setién.

La squadra è tornata in Europa, ha ripreso a vincere i derby col Siviglia dopo stagioni molto difficili ed è arrivata fino alle semifinali di Copa del Rey accarezzando anche l’idea di giocarsi un trofeo in partita secca al Villamarín. Risultati arrivati tramite la sua visione del calcio, motivo delle sue vittorie ma anche di tante critiche di un pubblico che non sempre ha gradito la sua impostazione del gioco da dietro e il possesso palla prolungato.

Eppure la sua gestione è stata fondamentale per riaccendere la fiamma nel cuore dei tifosi béticos, per quanto la piazza stessa sia di suo una delle più calde di Spagna tanto da permettersi con regolarità almeno 40.000 abbonamenti all’anno.

"Viva er Beti manquepierda" dicono da quella sponda del Guadalquivir: l'amore vero per il club nonostante le sconfitte, vero vessillo dell'identità verdiblancaEcco perché Setién ha creato un grande Betis lanciando o riportando a casa calciatori realmente innamorati del club: talenti come Fabián Ruiz, lanciato da lui dopo un anno di prestito, o Loren Morón, portato in prima squadra piuttosto in ritardo rispetto agli altri giovani ma comunque capace di segnare gol pesantissimi. E poi Joaquín, il vero simbolo del talento, della passione e dell’amore per il Betis.

Il nuovo Betis: bello, internazionale, a volte vincente, sempre capace di sorprendere. Firma d’autore di Quique Setién che anche nel giorno dell’addio riesce a lasciare un’impronta storica. L’eredità che lascia è quella di una squadra di qualità con delle star promesse del calcio come Lo Celso e Firpo, pronte a segnare la nuova era del Betis, nata dall’ultima grande impresa del rivoluzionario capace di rimettere sullo stesso piano le due squadre di Siviglia.

Simone Gamberini

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