Duecentosettantotto giorni. Quasi nove mesi. Praticamente, un parto. Tanto è durato il digiuno di Franco Brienza al San Nicola. La sua “casa”, la dimora del Bari. Nel 3-1 del Bari contro il Marsala, valso ai biancorossi il nuovo allungo in vetta sulla Turris, sconfitta a Messina e tornata a -12 (ma con una partita da recuperare), c’è anche e soprattutto la firma del numero 10.
Tornato al gol davanti ai suoi tifosi, per il centro del sorpasso che ha rimesso in piedi una partita che si stava complicando per il Bari, passato in svantaggio dopo 24 minuti con la rete di Manfrè e capace di pareggiare nel finale di primo tempo con il decimo centro stagionale di Floriano. Alle 15.04, terzo minuto del secondo tempo, Floriano va via a sinistra in area e cade sul tocco di Maraucci.
Lo stadio invoca Brienza, il 10 risponde: prende la palla, va sul dischetto e con il mancino batte il portiere avversario Giappone: quasi uno scontro generazionale tra i quasi 40 anni (li compirà il 19 marzo) di Brienza e i 18 del portiere siciliano. Film già visto: palla a destra, portiere dall’altra parte. Un classico, come la festa dei compagni, che hanno travolo il loro capitano con abbracci, pacche sulle spalle e sorrisi. Per riannodare un ultimo gol in casa il 18 maggio 2018: ultima partita di regular season nello scorso campionato di B, 2-0 al Carpi.
Un mese e mezzo dopo, in casa Bari tutto sarebbe cambiato, con la ripartenza dalla D. Brienza c’era ieri e c’è oggi. In comune, l’amore della piazza per il capitano e il calciatore più rappresentativo. Che si prepara ad accompagnare i pugliesi verso il ritorno tra i professionisti, sempre più alla portata.
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