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Serie C, finale playoff: tra Padova e Alessandria vince il caldo

Allo Stadio Euganeo il primo round della finale playoff di Serie C finisce 0-0. Padova e Alessandria non si sono fatte del male. Il clima è rovente (30 gradi all’ombra) così come la partita: la posta in palio è alta e dai novanta minuti le due squadre portano a casa qualche ammonito e qualche rimpianto in più: soprattutto il Padova, che ha sciupato tante occasioni nitide. 

Mandorlini, paure della vigilia confermate

  

 

Come detto, tanto caldo. Mandorlini, speranzoso di ripetere la storia esattamente 10 anni dopo aver ottenuto la B con l’Hellas Verona e Salernitana, si era già detto poco contento per l’orario del calcio d’inizio: ”Non mi piace, non mi è piaciuto niente nella gestione di queste partite. Ci sono situazioni evidentemente più importanti della nostra”. Oltre a questo, i biancoscudati si presentavano alla partita più importante della stagione (finora) senza quattro titolari: Ronaldo, Hraiech, Vasic e Chirichò. Il Padova recrimina soprattutto un’occasione sprecata da Basci davanti al portiere e una traversa di Della Latta nel secondo tempo.

 

Squadre che non si sono fatte male anche a causa di una condizione fisica non ottimale. Entrambe hanno giocato mercoledì scorso la semifinale di ritorno e vengono da 4 partite in 10 giorni. 

Longo, fattore casa per la storia

 

L’Alessandria, forse, si è trovata ancora più penalizzata visti i tempi supplementari del ritorno contro l’Albinoleffe. Anche in questo caso Longo aveva già “predetto” come sarebbe andato il match: “È passato troppo poco tempo da una gara di 120’”. Ne è passato tanto invece dall’ultima volta in Serie B: era il 1975. In Piemonte i tifosi non aspettano altro e daranno una grossa mano alla squadra: non erano in tantissimi, ma oggi sotto il sole cocente non hanno smesso di cantare dall’inizio alla fine per supportare i propri giocatori. 

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Tutto rimandato a domenica, dunque. Stesse squadre e stesso orario. Mandorlini per ripetere la sua storia personale a distanza di dieci anni e Longo per portare in cadetteria l’Alessanrdria dopo 46 anni di attesa. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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