La squadra la guida Mansour, ma non gioca all’Etihad Stadium tantomeno si chiama Manchester City. Benvenuti a Bisceglie, ex provincia di Bari, dove l’obiettivo salvezza attraverso i playout è diventato alla portata grazie a un attaccante esterno di 25 anni, che fin alla scorsa stagione giocava nell’Anconitana, in Eccellenza, e oggi è uno dei pilastri della squadra nerazzurra con le sue 5 reti in campionato, tutte pesanti. L’ultima è arrivata domenica scorsa nell’1-0 alla Vibonese. “Il più bello però, per esecuzione e importanza, resta quello contro il Francavilla. Sono contento – spiega a GianlucadiMarzio.com – come tutti sanno l’anno scorso ero in Eccellenza. Da attaccante esterno mi do sempre degli obiettivi, quest’anno non l’avevo fatto, giocando in un girone che vale una B2 per blasone e qualità delle squadre”.
Carpe diem. L’attimo Mansour l’ha colto. E pensare che “a Bisceglie i dirigenti mi avevano chiamato per giocare il campionato di Serie D – sorride – poi dopo la notizia della riammissione alla C la società vedendo le amichevoli ha voluto che restassi”. Rewind. A cambiare in estate, innanzitutto, era stata la proprietà. Definito l’addio con Nicola Canonico, a capo della dirigenza è arrivato Vincenzo Racanati. Imprenditore nel ramo agricolo e sponsor per anni del club, ha prima garantito l’iscrizione alla D poi ha messo insieme un gruppo di casse locali per permettere di incassare il semaforo verde della Covisoc per la C. “Io, Vona e Pasulano (andato via a gennaio, ndr) siamo stati gli unici reduci nel salto di categoria” sorride Mansour.
Gavetta è la parola d’ordine nel cammino di questo esterno d’attacco con origini marocchine. L’estrema provincia è stata la sua casa per anni, tra Serie D ed Eccellenza. “A Vico Equense, da under, ho vinto il campionato di Eccellenza – ricorda – poi dopo due campionati di D non esaltanti tra Turris e Francavilla sono tornato in eccellenza a Faiano dove mi sono ritrovato con 17 gol, playoff inclusi. Di lì sono tornato in D a Gragnano. Poi l’incontro con Livio Scuotto (oggi responsabile dell’area tecnica del Bisceglie, ndr) mi ha dato una sterzata. Lui mi ha portato ad Afragola, in Eccellenza”. La prima sliding door nell’estate 2019: chiama l’Anconitana, risorta sulle ceneri di quell’Ancona che era di casa tra i professionisti. Eccellenza, ma solo sulla carta: “Esperienza spettacolare, i tifosi ti facevano sentire un campione”.
Eppure i momenti bui non sono mancati. Autunno 2016: “A Moliterno é stato il momento più duro. Giocavo poco ma a lasciare il calcio non ci ho mai pensato. Per il calcio ho abbandonato gli studi, mi sono concentrato e mi sono dedicato interamente al pallone”. All’epoca era un under: “I giovani giocano poco in Italia? “Serve una rivoluzione culturale, non é possibile che nei campionati all’estero ci siamo 2002 e 2003 che giocano in Champions. Serve coraggio”. Quello che a questo ragazzo partito da Villaricca, hinterland di Napoli, non è mai mancato: “Non smetterò mai di ringraziare il mio allenatore Emiliano Salatiello. A 15 anni giocavo negli allievi di una squadra di promozione, con lui sono entrato nel mondo del calcio semiprofessionistico e dei grandi. A fine anno gli ho promesso la mia maglietta”.
Altra persona con un ruolo fondamentale nel presente di Mansour è il suo agente, “Emanuele Marzocchi, un amico e un consigliere sempre presente”. Con quel cognome, non possiamo non chiedergli cosa abbia pensato leggendo il progetto Superlega: “Appena ho saputo di questo progetto mi sono detto che é finito il calcio. Dopo i mondiali, non cambierei la musica della Champions League con nessuno” assicura. Dalla realtà alla dimensione del sogno: “Se potessi scegliere con chi giocare? Troppo facile dire Neymar, mi piacerebbe anche solo guardarlo in allenamento. Ritengo Messi il più forte al mondo ma Neymar mi emoziona”. Il Brasile è nel cuore: “Il primo poster in camera è stato di Ronaldinho, il primo viaggio all’estero a Rio”.
Dal Brasile al Marocco, dove Mohamed ha le sue radici: “Non lo seguo molto ma ci sono Hakimi e Ziyech, per esempio, che sono due grandi calciatori. Però vado oltre: se dovessi scegliere tra una chiamata dell’Italia e un del Marocco non saprei chi scegliere”. Intanto la realtà dice che il Mondiale di Mansour si chiama playout, quello che giocherà con il Bisceglie contro la Paganese. L’ultimo turno di regular season si giocherà a Bari, in un San Nicola vuoto. “Servirà una partita gagliarda, dovremo provare a vincere e sperare che la Paganese non faccia lo stesso per superarli e giocarci la salvezza in posizione di vantaggio. Spero di mantenere la categoria con il Bisceglie e poi alzare l’asticella. In fondo, un altro paio d’anni di calcio vero me li sono meritati”. Parola di chi come il Bisceglie è nato come una X sul calendario di Serie C e a passi lenti sta diventando sempre meno un’incognita e sempre più realtà.
Credit Foto: Emanuele Mastrodonato
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