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Serie B, la Cremonese torna prima grazie a un Gaetano “on fire”

Dopo la sconfitta contro il Frosinone e il gol di Larrivey, serviva un incantesimo, per ridare alla Cremonese la forza di sognare in grande. La forza di sognare la Serie A. E a farsi carico di questo incantesimo, nonché dell’intera piazza, ci ha pensato Gianluca Gaetano.

 

 

  

Una doppietta che ha permesso di ribaltare il risultato dopo l’iniziale vantaggio del Cosenza, prima che la partita dello Zini venisse chiusa dall’autogol di Vaisanen. E che la Cremonese tornasse prima in Serie B, grazie allo scivolone del Lecce a Reggio Calabria. 

 

 

Il capolavoro del 2-1

Gaetano ha segnato oggi il sesto e il settimo gol della sua stagione alla Cremonese. Il prodotto del vivaio del Napoli ha pareggiato la sfida al minuto 17′ con un destro in area piccola. Ma il vero capolavoro è stato il secondo gol: Gaetano chiede palla al limite dell’area, salta il primo avversario con un tocco di suola, il secondo con una finta, e poi infila alle spalle di Matosevic. Un gol di qualità per una squadra che ha fatto della qualità il proprio tratto distintivo: chiedere a Fagioli, o a Buonaiuto, per conferma. 

 

 

Gaetano da record

A livello realizzativo Gaetano eguaglia, con le due reti di oggi, la statistica della scorsa stagione, il suo record personale. Per il classe 2000 questo è l’anno della consacrazione: ha migliorato il proprio rendimento, diventando decisivo, in una squadra di alta classifica. Non solo: si è anche preso le sue responsabilità, ogni volta che il contesto della partita lo richiedesse. Un bene, per la “Cremo”, visto che d’ora in poi i “problemi” aumenteranno: recuperata la vetta, a quota 66 punti (uno in più del Lecce), ogni partita d’ora in poi potrebbe essere determinante. Dopo il gol, un gesto verso la sua gente: “che cos’ho fatto!“, sembra dire Gaetano con la mano. O anche: “Venite con me, vi porto dove volete andare“. C’è un sogno da agguantare, e Gianluca Gaetano ha capito di essere il genio della lampada, di essere lui a poterlo avverare. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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