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“Sceglierei sempre di allenare le donne”. Massimo Migliorini racconta la sua Nazionale femminile

Imbattute: così Massimo Migliorini ha portato alla fase finale del Campionato Europeo la Nazionale U17 femminile. Il segreto di questo gruppo lo racconta lui stesso: “Il nostro punto di forza è la crescita mentale e caratteriale. In campo si muovono come una cosa sola, unite e consapevoli di quello che rappresenta la maglia che indossano, e del percorso che le ha portate fino a questo punto”. E così questo Dream Team, volerà in Lituania dal 9 al 21 maggio, cercando di fare grandi cose. Il percorso della fase d’Elìte è stato netto: due vittorie con Ungheria e Serbia, un pareggio con la Repubblica Ceca, senza subire gol. Qual è la difficoltà di allenare delle calciatrici sotto i 17 anni? “Esiste una difficoltà su tutte: la scuola. Mentre per i maschi è probabile che oltre alla maglia della Nazionale, ce ne sia una altrettanto promettente, per le ragazze lo studio è l’unica priorità fuori dal campo”. Non che sia un problema, anzi. Ma per una giocatrice italiana che non abbia un contratto con squadre blasonate, crearsi una figura professionale senza tacchetti, è una questione di obbligo, più che di scelta.

L’Italia cosa può (deve) fare per imboccare la strada delle pari opportunità? “Innanzitutto superare il pregiudizio: i genitori devono lasciare giocare le proprie figlie. Le società professionistiche dovrebbero prendersi la responsabilità di costruire progetti seri, che diventino uno sbocco per le ragazze che vogliono fare del pallone la loro professione. Un ruolo importante lo giocano anche i media: parlare di calcio femminile e dargli la giusta visibilità sarebbe fondamentale”.

E’ servita l’esperienza americana tra Division One e un club di Houston per individuare correttivi adatti alla situazione del nostro Paese? “Mi sono fatto delle idee partendo dalle diversità: il professionismo in America è una realtà concreta e il numero delle praticanti è impressionante: sono milioni contro le circa trentamila qui da noi”.

Però le americane, sul campo, Massimo le ha battute…Una delle partite più belle, con la squadra che allenavo prima di questa. Così come la vittoria con la Germania, raggiunta orgogliosamente con questo gruppo. Sono imprese storiche”. Risceglierebbe una panchina al femminile? “Assolutamente sì. Gli stimoli sono vivi e continui e le soddisfazioni spesso superano quelle del maschile. Perché anche se non calciano il pallone forte e teso da 35 metri, il potenziale tecnico – tattico non conosce differenze di genere”. Dobbiamo credergli, perché conosce le sue giocatrici, conosce questo sport. E perché l’Italia U17, in Lituania, arriva da imbattuta.

Redazione

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