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Ardemagni elogia Scamacca: “L’attaccante giusto per Euro 2024”

“Non è una frase fatta…Gianluca ha davvero grossi margini di miglioramento!”. Il tono è di quelli forti. Decisi. A raccontarlo è Matteo Ardemagni, attaccante del Chieti ed ex compagno di Scamacca ai tempi dell’Ascoli, nella stagione 2019-2020. 

Quattro anni che hanno segnato la crescita esponenziale dell’attaccante dell’Atalanta fino alla doppietta contro il Liverpool ad Anfield, il punto più alto finora della sua carriera.Scamacca può essere l’attaccante giusto per la Nazionale a Euro 2024, ha le potenzialità per essere il titolare” ammette Ardemagni a Gianlucadimarzio.com.

 

“Siamo rimasti ottimi amici. Fisicamente faceva paura”

Ardemagni e Scamacca si conoscono ad Ascoli Piceno, quando Gianluca ha 19 anni e arriva nelle Marche in prestito dal Sassuolo. “Ero il capitano – ricorda Matteo – Quando lo vidi la prima volta, ammetto che mi impressionò. Era molto alto e fisicamente…faceva paura”. 

 

 

Tra Serie B e Coppa Italia, Scamacca chiude la stagione con 13 gol. E nonostante gli anni, il legame tra i due è sempre lo stesso. “Magari non ci sentiamo spesso, ma siamo rimasti ottimi amici. Ogni tanto ci rispondiamo a qualche storia”. 

 

“Con lui c’era sempre da divertirsi”

“Con lui c’era sempre da divertirsi” ammette Ardegmani, sorridendo. Anche perché, nel mentre, emergono ricordi e aneddoti: “Hai presente le interviste ‘a tu per tu’? Ecco…quando c’era lui di mezzo, con quell’accento romano, le risate erano assicurate”. E aggiunge, ridendo. “Credo sia peggio di me sotto questo aspetto”. Da Ascoli Piceno alla Nazionale. Scamacca può credere al sogno Euro2024. “Ha le potenzialità giuste”, parola di chi lo conosce bene.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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