Felice, collettivo e verticale. Se Osvaldo Soriano avesse potuto vedere questo Sassuolo, forse lo avrebbe definito così. Niente tristezza, niente solitudine. I sorrisi e i passaggi, il possesso palla e gli abbracci.
Quattro vittorie su quattro dall’inizio di luglio, la crescita esponenziale di un gruppo che mette dentro un ragazzo del 2000 al posto di Berardi e riesce a trarne giovamento. Bravo e intelligente Raspadori, ma se un giovane all’esordio riesce a muoversi così bene, vuol dire che alle sue spalle c’è una macchina perfetta.
La vittoria sulla Lazio è un manifesto del calcio di De Zerbi. Basta guardare qualche numero. Uno su tutti: 63% di possesso palla. Mai sterile, sempre costruttivo, fondato sui movimenti continui dei trequartisti. La qualità di Djuricic, Haraslin, Boga, abbinata al pensiero lucido di Locatelli e alla quantità di chilometri scaricati dagli esterni. Giocare sempre la palla, tenerla per non difendersi: 612 passaggi a 355, una ragnatela soffocante e incisiva. Belli e determinati, perché il Sassuolo ha dominato nei duelli individuali: 52 a 35, ma la sensazione di superiorità è più forte dei freddi numeri.
A lungo Consigli è stato solo spettatore, per larghi tratti la Lazio sembrava in inferiorità numerica, pressata e costretta nella sua metà campo. Un atteggiamento alla quale erano state forzate anche Fiorentina, Lecce e Bologna. Di fronte ai grandi caldi, i giovani di De Zerbi si sono esaltati. Altissimi in campo, hanno recuperato la maggior parte dei palloni nella metà campo altrui. Qualche rischio fa parte del copione. Anche per questo il Sassuolo ha sempre preso gol in tutte le 7 partite post lockdown. Poco importa, perché intanto sono arrivati 14 punti e l’Europa non è più utopia.
Applicazione tattica esemplare, ma anche una strepitosa capacità di reazione. All’Olimpico ha rimontato un gol di Luis Alberto, dopo essersi vista annullare la rete del vantaggio con Raspadori. Un ventenne capace di andare in gol due volte – la seconda, quella buona – su assist di un Ciccio Caputo che all’ultimo momento ha trovato anche il colpo di testa da 3 punti.
Aveva commosso l’Italia con quel cartello mentre eravamo già chiusi in casa. “Andrà tutto bene” alla fine è stata una mezza bugia, ma su questo non poteva farci niente. Per quello che dipendeva da lui, invece sì, è andato tutto molto bene: 15 gol da inizio stagione e 5 assist. Altruismo da trequartista per dare la prima gioia a Raspadori, cinismo all’ultimo tuffo. Capacità infinita di cogliere i momenti, maturità. A 32 anni è all’apice della sua carriera. Ci è arrivato lavorando su dettagli e movimenti. E quell’allenatore che ha solo otto anni più di lui, lo ha reso un cobra e un suggeritore. Come Boga, arrivato a 11 gol e 4 assist. O come Berardi, 12 e 6. Un tridente tutto in doppia cifra, mantenendo l’altruismo.
Oggi il Sassuolo è ottavo, ha 46 punti e le grandi a un passo. Collettivismo funzionale. Filosofia di De Zerbi, che una volta all’Olimpico prese 6 gol. Lezione imparata. E profumo di Europa.
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