L’anno scorso al Perugia. Una promozione sfiorata, se non fosse stato per il Benevento. Ma oggi Cristian Bucchi in Serie A ci è arrivato lo stesso, nonostante abbia esordito già con il Pescara nel 2013, è pronto a guidare il Sassuolo del dopo Di Francesco. Si racconta a La Gazzetta dello Sport: “Il Sassuolo è
la migliore opportunità che potesse capitarmi. Il top per un allenatore emergente. Tutto è perfetto: dalle strutture alla organizzazione societaria. Ogni dettaglio è curato. Devo solo
concentrarmi sulla squadra. Il Presidente mi ha chiesto la parte sinistra della classifica, cercherò di accontentarlo. Il bonus Europa era giusto inserirlo: il presidente è ambizioso, lo sono pure io e
abbiamo giocatori importanti. Parlerò con Berardi, ma non per trattenerlo a forza. Sarebbe inutile.
Voglio spiegargli il mio modo di
allenare, come intendo il calcio e
il ruolo importante che ha all’interno della squadra. Puntiamo a
divertirci. Il gruppo si crea se c’è armonia e si superano le difficoltà.
Tutti insieme. Non sono rigido
sui moduli. Ho una mia idea, mi
piace difendere alto con quattro uomini e cercare di condurre il gioco.
Ma dipende dagli avversari, se
serve cambio anche due volte in
una gara. Senza improvvisare.
Ecco perché i miei giocatori devono essere pronti a interpretare
più parti: il calcio moderno lo richiede. Ci vuole pazienza. E arriviamo ai fantasisti: do lo spartito
all’orchestra, ma ben vengano
gli assoli. Quelli di classe ti risolvono il match. Come fai a essere
contrario? Ho bisogno di tempo? A Perugia, nello scorso campionato, all’inizio non riuscivamo a vincere. Il club mi ha dato
fiducia e la svolta è arrivata presto: siamo entrati in zona playoff
per poi sfiorare una promozione
impensabile”. A proposito di Perugia: “Sono legatissimo a quella città.
Lo sarò per sempre: i tifosi sono
fantastici. E poi deve ringraziare il presidente Santopadre: ha
mantenuto la promessa lasciandomi andare in Serie A nonostante avessi ancora un anno di
contratto. In questo mondo non
è da tutti, gli auguro di raggiungerci presto”.
Un commento alla situazione Donnarumma: “Non ho elementi per giudicare. Da fuori direi a Donnarumma che forse a
quell’età conta più il
cuore che il portafogli.
Sui manager dipende
dal rapporto. Col mio,
l’avvocato De Rensis,
c’è sintonia totale.
Ma l’ultima parola spetta a me”. Il calcio a volte può essere difficile, come quella volta che alla Torres Bucchi subentrò ad un collega malato: “Avevo conosciuto
Cosco l’estate prima: ragazzo
fantastico. Quando il club mi ha
cercato per offrirmi il suo posto
ho chiesto come mai. E la risposta è stata raggelante. Ho accettato dopo qualche giorno di riflessione: non era colpa mia
quello che stava accadendo. Dopo pochi giorni che ci siamo salvati è morto. Sembra quasi che abbia aspettato prima di andare. Toccante
l’ultima domenica con striscioni
e cori tutti per lui. Sono cose che
mi porto dentro: servono a dare
il giusto peso alle difficoltà della
vita”.
Parola adesso al campionato che verrà: “La Juve sempre favorita. Da quando Conte ha fatto ritrovare l’identità è la squadra da battere. Ma Roma e Napoli sono vicine, poi le milanesi
che hanno risolto i guai societari. Vedo molto equilibrio. Noi diremo la nostra. Un problema
se parte Berardi? Non considero
l’ipotesi e comunque ho giocatori importanti che possono fare
male in modo diverso: Defrel,
Falcinelli, reduce dalla stagione
esaltante col Crotone, poi Politano, Matri e Iemmello. Se potessi portare un campione prenderei lo spirito di Chiellini
oppure di Bonucci. Quella voglia di vincere, lottare e non
arretrare mai. Questo chiedo
ai miei ragazzi. E questo può
fare la differenza. Più di Messi.”
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