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Il coraggio delle idee: Sartori presenta Atalanta-Bologna

Ricordi come bozza di disegni futuri. Storie e vicende che si intrecciano. Partenze e ritorni. Scommesse e risvolti. C’è tutto questo dentro il match tra Atalanta e Bologna . Una partita che mette di fronte un’idea e la sua realizzazione: Giovanni Sartori. La consapevolezza che risiede in un progetto. Sugli spalti del Gewiss Stadium si oscillerà fra la brama dell’Europa e l’immedesimazione che è capace di provocare lo sport. Atalanta-Bologna : la Serie A riscopre il bello di sé stessa.

 

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Da Verona a Bergamo: il modello Sartori

Guardare avanti senza prefissarsi una meta. Così Atalanta e Bologna si avvicinano al match del Gewiss Stadium. Una squadra, l’Atalanta che nel Bologna troverà storie, vicende, stile e idee da lei stessa proposte ed esibite. La mano, l’acume professionale e la passione di Giovanni Sartori , che in silenzio pensa, custodisce ambizioni e dona forma a qualcosa che, nell’immaginario collettivo, sembrerebbe surreale. Il direttore tecnico rossoblù arriva a Zingonia nel 2014. L’ Atalanta occupa le ultime posizioni di classifica. Il “Cobra” – come verrà soprannominato nell’ambiente bergamasco Sartori – sfodera tutte le capacità che mostra nell’impresa condotta a Verona. Dove un anonimo Chievo diventa la favola più dolce del calcio dei primi anni Duemila. Da Barzagli ad Amauri, da Perrotta a Corradi. Fino alla panchina dove Malesani e Delneri diventeranno simboli del mestiere.

 

Atalanta: affinare la tecnica

Nessun video, molte recensioni. Una fitta rete di talent scout dispiegata in tutto il mondo. De Roon, Romero, Malinovskyi, Gosens e Toloi solo per citare alcune delle scoperte nerazzurre del dirigente lodigiano. L’irreprensibile fiducia verso i settori giovanili e il talento puro che l’Italia non smette di regalare: Bastoni, Conti, Caldara, Gagliardini, Scalvini. Fino quel Kessiè che oggi l’Europa che Atalanta e Bologna si contendono può toccarla con mano. Il coraggio delle idee. Papu Gomez, capitano di una generazione e Luis Muriel : quasi 130 gol in due.

 

 

Il genio tecnico, tattico e soprattutto finanziario. Quel Kulusevski pescato nella gelida Svezia tra le fila dell’IF Brommapojkarna per la “modica” cifra di 3 milioni e rivenduto a più di dieci volte tanto alla Juventus. Ma anche i colpi nostrani: Mancini a due milioni ceduto alla Roma per 23. Cristante idem. Poi, i nomi che scaldano i cuori: Josip Ilicic. Qualità indiscutibili, eleganza pura; Esteta del calcio. A Bergamo ritrova sé stesso e incontra Gasperini. Lacrime di commozione e affetto l’ultima istantanea dello sloveno in terra orobica. Duvan Zapata l’Opera Maxima. Eredità? Teun Koopmeiners: 10 gol in stagione. Il resto è solo Gian Piero Gasperini.

 

 

Ferguson prima di tutti, la rinascita di Calafiori e la fiducia verso Freuler

A Bologna la strategia non cambia. Decisione drastica dove servire. Investimenti mirati, tetto salariale ribassato, qualità, estro e concretezza. Quel Lewis Ferguson come emblema del “ Sartori pensiero ”. Osservato, studiato e ottenuto. Capitano di un Bologna congegnato da Sartori. Beukema e Lucumì fino all’azzardo Calafiori. Zirkzee ? Sono finiti gli aggettivi. Tanti viaggi e oltre duemila partite visionate all’anno: il metodo del direttore. Intrecci e storie: Orsolini, in quel di Bergamo con le sole prospettive del calciatore di qualità. Così si presenta l’esterno classe 1997 agli occhi dell’allora direttore del club lombardo. Un prestito dalla Juventus come garanzia. Poche gare in nerazzurro, un giocatore di alto livello in rossoblù.

 

 

Oltre 200 presenze in Emilia , 55 gol e la certezza di essere entrati nei cuori di una città. Dall’estro di “Orso” all’equilibrio di Remo Freuler . Punto fermo di Gasperini oggi cardine della formazione di Motta. Stesso nome, stessa essenza. 260 gare ufficiali con la casacca nerazzurra: emblema del “sogno Dea”. Visione e solidità che si propagano a tutta la squadra: equilibratore. L’ attenzione alla proposta di casa: quel Fabbian che si trasforma da intuizione a certezza. La capacità di ricavare dalle delusioni la forza per ripartire: Saelemaekers. Poi Ndoye che corre, corre e corre. Fino a dove sarà, forse, ancora una volta Bergamo a determinarlo: Giovanni Sartori osserva, studia e…ricorda.  

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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