Parte della sua vita Sandro Mazzola l’aveva ripercorsa con noi in un’intervista di un anno fa. Ieri lo abbiamo sentito mentre passeggiava e il rumore delle foglie faceva da sottofondo. Ci ha risposto con il garbo di sempre e con la voce serena di chi si gode ogni minuto della giornata, compresi quattro passi all’aperto.
Oggi compie 75 anni. Questa giornata la trascorrerà “Con i nipotini, i ‘Desperados’…Il più grande si porta i giochini, il più piccolo il pallone. Non perde un secondo, appena arriva mi chiede di andare in giardino a giocare”. Festa in famiglia insomma, ma ci racconta di un compleanno vissuto in modo particolare da calciatore:
“All’epoca si andava in ritiro due giorni prima della partita: un anno l’8 Novembre cadde di sabato e festeggiai con Burgnich, Facchetti, Corso e Suarez: grandi calciatori e grandi compagni di squadra!”. La vecchia Inter dei campioni di un tempo; quella di oggi la vede così: “Mi piace e mi piace molto Spalletti, è uno tosto. Sta cercando di entrare nella testa dei giocatori. Con lui si può percorrere una buona strada e ritornare in Champions, che servirà a chi è in campo a migliorare le prestazioni e a sostenere livelli di tensione più alti”. La voce diventa quella trasognata del tifoso vero quando si parla di chi fa la differenza in squadra: “…A me piace il centravanti, però anche Borja Valero e Vecino fanno vedere qualcosa che non c’era da un po’ ”.
A proposito di epoche e tempi diversi: “Vorrei che oggi ai più piccoli si mettesse di più la palla tra i piedi e in seguito si pensasse all’atletica. Quando ero bambino io, si iniziava a giocare subito. Direi che questo è un aspetto che manca al calcio moderno”.
Pensare a Mazzola ragazzino ci rimanda inevitabilmente a quando debuttò in maglia nerazzurra: dopo le interrogazioni valide per il V anno di Ragioneria (a casa sua lo studio veniva prima di tutto) un’auto della società lo portò a Torino, a giocare con la Primavera uno Juventus – Inter finito 9-1 ma famoso per altre vicende. E proprio in merito a scuola e calcio, Donnarumma l’estate scorsa, tra mercato e bufera mediatica, ha rimandato la maturità. Lui scherza e confessa: “All’epoca anch’io avrei saltato la scuola, ma mia mamma mi ha costretto ad andare!!! Scherzi a parte, i tempi sono cambiati: oggi sui giocatori c’è molta più pressione e sono sempre impegnati su diversi fronti”.
Due mondi e due ere diverse, che hanno sempre messo al primo posto il calcio però, costruito sugli stessi principi e regolato da valori insostituibili. Uno su tutti? Quello della sconfitta, fondamentale e “Più utile della vittoria perché è quello il momento in cui ti analizzi, ti chiedi quali errori hai fatto e come migliorare. Quando vinci è tutto troppo facile, è tutto bello”.
Un uomo saggio Mazzola, sempre innamorato del pallone e dell’Inter. Un ex calciatore che oggi non segna più gol ma non vede l’ora di prenderli. Nel giardino di casa, dal nipotino più piccolo.
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