La partita speciale nel momento speciale. Duvan Zapata torna a Udine dopo aver conquistato la Sampdoria e i suoi nuovi tifosi con la rete del vantaggio contro il Milan. Per l’occasione ha anche trovato un nuovo modo di esultare: l’imitazione del marinaio che fuma la pipa, quello che compare sullo stemma della Samp: “Me ne ha parlato un amico, genovese e genoano, che vive a Udine e mi è venuta l’idea. Se la userò anche domani? No. Anche se dovessi segnare non esulterò. Io lì sono stato bene e porto Udine nel mio cuore. Certo, pensavo che avrebbero fatto qualcosa in più per comprarmi e trattenermi” – dichiara in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport .
E’ tornato a Napoli ma non ha trovato spazio: “Non mi hanno considerato. Ero reduce dalla mia migliore stagione in Italia, credevo di poter dire la mia, invece sono rimasto due mesi emarginato, allenandomi a parte. Per fortuna è arrivato Ferrero, che ha fatto tanto per portarmi qui. Tra l’altro lui mi voleva già due anni fa, quando l’allenatore era Zenga”.
Arriva a sostituire Muriel, come è capitato nell’Under 20 colombiana. Duvan ha anche superato il suo connazionale come acquisto più costoso nella storia della Sampdoria: “E’ vero, ma voglio superarlo: punto a fare più gol di lui nella Sampdoria e a diventare l’attaccante colombiano che ha segnato di più in Italia”. La sua è una rincorsa partita da lontano e ricca di ostacoli: “Ho passato momenti difficili: quando avevo vent’anni è mancata mia madre mentre ero in ritiro con la nazionale Under 20. Il calcio mi ha aiutato a concentrarmi su qualcos’altro, ma, appena arrivato all’Estudiantes, mi sono rotto il perone e sono stato fuori 4 mesi. Solo, lontano dalla famiglia e da tutto: non è stato semplice. Ma sono andato avanti”.
A passo veloce: da quando è diventato titolare in Colombia ad oggi ha sempre avuto una media importante: circa un gol ogni 199 minuti giocati: “Punto a battere il mio record di gol in una stagione, 10, realizzato a Udine e a migliorare sempre. Io sono fatto così: ho imparato qualcosa da ogni allenatore che ho avuto”. Giampaolo per farlo inserire in tempi rapidi l’ha fatto ‘studiare’ davanti alla tv: “Mi ha fatto vedere i video degli allenamenti, perché imparassi i movimenti. Con Quagliarella ci siamo subito intesi proprio perché abbiamo movimenti distinti, dovuti al gioco dell’allenatore. Giampaolo fa diventare importanti anche le cose che sembrano banali”.
Tanti i ‘maestri’ che gli hanno insegnato qualcosa durante le varie tappe della carriera: “All’Estudiantes ho avuto la fortuna di giocare con Veron, tra l’altro un ex della Samp. Lui per i tifosi era Dio, per noi ragazzi un esempio: sapeva sempre in anticipo cosa fare e lo faceva con un solo tocco. I miei modelli? Drogba, Ibra e Adriano, li prendevo quando giocavo con la playstation. E ho cercato di rubar loro qualcosa. Higuain? Mi ha insegnato a non dare nulla per scontato. A farmi trovare sempre pronto in area, anche in allenamento . Sembra banale, ma per un attaccante è la cosa più difficili”. Infine sugli obiettivi della Samp: “Vogliamo arrivare più in alto possibile. La Champions è un sogno, l’Europa League un traguardo più alla portata. Parlando con i compagni ho capito che il salto di qualità si può fare in partite come quella di sabato. Vincere contro le grandi conta, ma è con le formazioni medie e piccole che puoi fare la differenza”.
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