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​​Sampdoria, Giampaolo: “Passione e senso d’appartenenza per ripartire. Il mercato? Via chi è scontento”​

Stop con la Fiorentina ed eliminazione dalla Tim Cup da mettersi subito alle spalle, Sassuolo nel mirino: eccola la vigilia di campionato di casa Sampdoria, domani impegnata a Marassi contro i ragazzi dell’ex Beppe Iachini. Novanta minuti che Marco Giampaolo, a poco più di ventiquattr’ore dal fischio d’inizio del match, dal Mugnaini di Bogliasco ha introdotto così.

“La delusione di Firenze è stata grande, perché penso che la squadra potesse giocarsela meglio e fino alla fine. Abbiamo pagato a caro prezzo alcune disattenzioni, ma nella partita ci siamo stati. Poi alla squadra dici che bisogna mettersi alle spalle le sconfitte per ripartire, non fregandosene ma alimentandosi di rabbia, non facendosi condizionare dal risultato precedente. Poi si arriva alla gara, dove non bisogna gestire le partite. Come arriva la Samp? Quando la squadra vinceva ho detto che quelli erano punti messi in cascina, ci stanno mesi di magra. È impensabile che la Sampdoria possa fare per tutta la stagione un campionato oltre la normalità, poi possono esserci problemi di altro tipo: situazioni non favorevoli all’interno della partita, bisogna saper gestire tutto con responsabilità. La squadra ha sbagliato un tempo a Bologna, ma con la Lazio hai fatto una buona gara, a Cagliari abbiamo pagato a caro prezzo un infortunio tecnico: circostanze sfavorevoli che non ci hanno messo nella condizione di vincere le partite. Se le avessimo vinte tutte saremmo tra i primi, questo fa parte del gioco, avere dei momenti negativi, dovremo essere frizzanti dal punto di vista mentale per capire e superare questi momenti. Come sta la squadra? Sta bene, li abbiamo quasi tutti recuperati, abbiamo qualche coccio da sistemare che ci ha lasciato il post Firenze. I dottori stanno facendo il possibile per avere domani una Sampdoria competitiva”.

Sul Sassuolo avversario di giornata. “Il Sassuolo è partito con un sistema di gioco, ha cambiato e poi è tornato al sistema iniziale: quel 4-3-3 che forse è il modulo più congeniale alla squadra. Ha giocato anche lei tre partite, hanno un centrocampo forte che li ha portati in Europa League qualche anno fa, hanno un attacco competitivo. È una squadra da rispettare, anche perchè fuori casa hanno ottenuto molti dei punti che hanno oggi in classifica. L’abbiamo preparata nel rispetto dei tempi tecnici per smaltire la Fiorentina, bisogna ripartire con l’acceleratore premuto. Domani davanti ai nostri tifosi? Da quando sono qui sono sempre stati un valore aggiunto. Io della capacità del tifo di trascinare la squadra me ne accorsi proprio in quella partita li un anno fa, fu qualcosa di strepitoso, fantascienza: la squadra quella cosa lì deve guadagnartela, con gli atteggiamenti: l’ardore, la passione. Questo ci ha permesso di farci sostenere, quindi la squadra non deve smarrire la via che è quella dell’ardore”.

Dall’atteggiamento all’affidabilità mancata delle seconde linee. “I calciatori per me sono come figli, io li posso rimproverare, se lo fa qualcun altro mi da fastidio. Io penso che col lavoro e la passione si possa andare oltre le possibilità: se continuo a sostenere questo gruppo è perché continuò a riscontrare questo tipo di sentimento di appartenenza, non dovessi più avvertirlo sarei il primo a farlo presente a giocatori e società. Poi i calciatori sanno quando sbagliano, quando riconoscono gli errori: io ho il dovere di sottolinearglielo, poi se lo fa qualcun altro posso infastidirmi. Il senso di responsabilità, di appartenenza, che è la cosa più importante di tutti, c’è da parte di tutti: quando la squadra perde per me perde la squadra. Gli errori di concentrazione? Gli errori possono essere tecnici e di disattenzione, il prima lo perdono di più il secondo meno. Io ho il compito di lavorare sui giocatori, di farli migliorare, dove trovo disponibilità posso lavorare, dove non c’è si può fare poco”.

“È l’esempio di Skriniar, che fece alcuni errori tecnici che costarono punti e avremmo dovuto allora metterlo in croce: in lui invece vidi senso di appartenenza, umiltà, voglia di migliorarsi, personalità, che è una qualità che un giocatore forte deve avere. Adesso magari tocca a qualcun altro la stessa sorte, il mio compito é lavorarci sopra agli errori, le risposte devono darmele i giocatori: con responsabilità e personalità. Bisogna crescere nelle difficoltà, perché nelle difficoltà se sono come dei figli non li abbandono. Magari li bastono, ma non li sto scaricando”. Sul mercato di gennaio alle porte. “C’è ancora qualche giorno, a gennaio andrà via chi è scontento e chi non gioca: cercheremo di assecondarli. Dove si può migliorare la squadra? Non saprei, perché non è il mercato di giugno, se c’è la possibilità di migliorarsi sarò contento, lo valuterà il club”.

Marco Bovicelli

Nato a Genova il 26 novembre del 1979, mi laureo nell'Università della mia città in Scienze della Formazione. Inizio a raccontare di pallone nel 2012 nella trasmissione "Goal Sera", sull'emittente ligure Telenord (anche se leggende metropolitane mi vogliono, microfono in mano davanti alla tv, a fare telecronache già all'età di cinque anni). Ho collaborato in qualità di redattore con fantagazzetta.it e ilpubblicista.it (testata online e cartacea con la quale lavoro tuttora). Giornalista pubblicista dal 2014, metto parole ed emozioni su Gianlucadimarzio.com dal novembre del 2013, per il quale ho iniziato seguendo quotidianamente la Sampdoria oltre a Genoa, Savona ed Entella. Sempre in viaggio, nella mia borsa non possono mancare penna, tablet e un buon libro.

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