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Ferrero: “Basta minacce, sono un morto che cammina. Vedere la Sampdoria così mi ha già ucciso”

Intervistato da “LaPresse”, è tornato a parlare Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria. L’imprenditore, ha deciso di rivolgersi direttamente ai tifosi blucerchiati che lo contestano da diverso tempo. “Basta minacciarmi, sono un morto che cammina. Vedere così la Sampdoria mi ha già ucciso”.

 

Massimo Ferrero: “Sono un morto che cammina. Garrone non c’entra niente, va ringraziato”

“Cari tifosi, basta minacciarmi, non lo dico perché ho paura. Ho 70 anni, mi volete uccidere? Sono un morto che cammina. Vedere la Sampdoria così mi ha già ucciso”. Con queste parole, l’ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, apre l’intervista ai microfoni di “LaPresse”.

 

Se volete – prosegue l’imprenditore – vengo a vedere una partita in gradinata, così se esco vivo significa che abbiamo fatto pace, altrimenti esco in barella come volete voi. Di pallottole a casa me ne sono arrivare tre, due tre anni fa in una busta che mi diceva che mi uccidevano, e ultimamente me ne è arrivata un’altra che minacciava me e il dottor Garrone. Lui ha perso tantissimi soldi, si è offerto per darci una mano, io sono il primo a dire che lui non c’entra niente e di questo lo ringrazio. Ha già salvato la Sampdoria circa 12 anni fa e si è offerto di farlo anche adesso”.

 

Poi, prosegue ancora Massimo Ferrero: Dovremmo dire grazie a Garrone, se andiamo da lui e gli diciamo grazie una mano ce la dà. Lui è doriano nelle vene. E’ arrivata una pallottola a me e a lui, questo è brutto, non è calcio, non è sport. Ho denunciato queste minacce e anche altre di tutti i tifosi contro di me, si sono permessi di dire che se vado a Genova la Digos mi deve fermare, ma forse deve fermare questi tifosi violenti e non farli più entrare nello stadio. Ho i ragazzini, ho paura di andare in giro”.

Jacopo Pigliacampo

Classe 2000, aspirante giornalista sportivo con la passione per le statistiche e il fantacalcio. Da piccolo ho sempre preferito i libri al calcio: correre dietro a un pallone era troppo faticoso, meglio leggere e scrivere. La vita, però, a volte fa giri strani. Ora passo le mie giornate proprio dietro al calcio. Giocato? No, sempre meglio scritto.

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