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Liverpool-Real Madrid: Salah, l’uomo in più

L’ha bramata, l’ha aspettata e l’ha ottenuta. Liverpool-Real Madrid è anche la finale di Mohamed Salah. L’attaccante egiziano non ha mai nascosto la sua voglia di affrontare di nuovo i Blancos nell’ultimo atto della Champions League. 31 gol quest’anno, come 31 era stati i minuti giocati quel 26 maggio del 2018 allo Stadio Olimpico di Kiev. Il contrasto con Sergio Ramos, l’infortunio alla spalla e la sostituzione obbligata.

Quasi un’ossesione

Un senso di impotenza che si è trasformato in trauma. I Reds perderanno quella finale. Lo stesso Ramos alzerà la coppa davanti alla squadra di Klopp. Un’immagine che Salah non ha mai dimenticato. Come i tori quando vedono rosso, l’ex Roma ha elaborato lo schock trasformandolo in astio agonistico verso il bianco del Real. Un cavo d’odio su cui deve fare l’equilibrista. Sì, perchè la linea che distingue la vendetta sportiva dall’ossesione è sottilissima. Le parole sono pericolose, soprattutto prima di partite di questo calibro. Eppure Momo Salah non sembra essere scaramantico.

Dopo la semifinale contro il Villarreal non ha nascosto la sua preferenza per l’avversario da incontrare in finale prima che si giocasse il ritorno tra Ancelotti e Guardiola: “Se volete una risposta onesta, voglio giocare contro il Madrid“. Sui social tante foto con descrizioni tutt’altro che causali, come quella in cui mostra la Scarpa d’Oro della Premier League: “Non abbiamo ancora finito“. L’esposizione più esplicita, però, è arrivata alla premiazione dei Football Writers Association: È tempo di vendetta“.

La vendetta è un piatto che va servito freddo?

Lo sappiamo, la vendetta è più piatto che va servito freddo, ma Salah non ha di certo voluto aspettare per i convenevoli, nonostante la Champions League l’abbia alzata l’anno dopo. A quanto pare non è bastato. Solo il campo ci darà se si è sfogato troppo presto. Nella vita può succedere di tutto, magari niente. L’unica cosa certa è che Salah sarà l’uomo in più di Liverpool-Real Madrid.

 

Su sti cavi d’odio siamo equlibristi. Le parole sono pericolose.

 

31 gol quest’anno, come 31 era stati i minuti quel 26 maggio del 2018 allo Stadio Olimpico di Kiev.

 

 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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