Ha giocato il mercoledì sera e il giovedì mattina pensa già all’allenamento di scarico che verrà. “Prima però passo per la spiaggia, metto un po’ le gambe in acqua per recuperare dalla botta presa…”. Sole, mare, Siracusa. “Qui si sta divinamente. Il clima è qualcosa di strepitoso”. Benvenuti al sud, che meraviglia! Ma Nicola ha il pallone davanti agli occhi e per lui non esiste alternativa o distrazione che tenga. Tant’è che alla domanda ‘cosa avresti fatto se non fossi diventato un calciatore’ lui non sa rispondere. “Ho sempre pensato di potercela fare. Di trasformare questa passione in lavoro”. Determinazione, ambizione, sacrifici. Tanti. E non solo fisici. La storia di Nicola Valente, esterno del Siracusa dei sogni di Sottil – una squadra che da neopromossa si ritrova quinta in piena zona playoff – è il ritratto della felicità di giocare e divertirsi.
“Non ho frequentato né settori giovanili di squadre importanti né scuole calcio particolari. Sono cresciuto prendendo a pallonate il garage di casa. Anzi sai che ti dico? Tutt’oggi lo faccio! Quelle poche volte che torno a Verona, la mattina presto vado giù a fare due tiri. E mamma urla ‘ma come stai?! Hai giocato ieri… torna su a riposare!’. Sono ambizioso. Mi sento sempre in dovere di colmare le mie lacune con il lavoro”. Ma c’è un retroscena in più. Due anni fa Nicola segnava come capitano del Legnago, in D. “Per liberarmi e ricorrere il sogno del calcio professionistico ho dovuto scommettere e investire su me stesso”. Un grazie alla sua famiglia che ‘mi hanno sempre supportato’ e al suo agente Guido Gallovich ‘una delle persone più importanti, che ha creduto in me quando nessun altro lo avrebbe fatto”. E adesso Nicola non vuole fermarsi, alla faccia di chi ‘nel professionismo difficilmente arriverai’.
Il salto D-Lega Pro lo ha vissuto ‘con sfrontatezza, di chi non ha niente da perdere’. Poi un balzo al sud: da Pordenone a Siracusa. Inizialmente in punta di piedi, adesso giocatore importante, e lo dicono gol (6) e assist (8) in ben trenta partite stagionali. Da esterno – con un contratto in scadenza nel giugno 2017 – che si fa tutta la fascia, su e giù come un pazzo. Anno 1991. Probabilmente il migliore nel girone C quest’anno. All’allenamento si presenta sempre in largissimo anticipo, in campo non si risparmia mai. Professionale. “Con mister Sottil c’è un grande rapporto. Sento la sua fiducia”. il numero 19 che porta sulle spalle non è un caso. “Il mio primo numero da professionista, al Pordenone”. Che si pure è tatuato. Anche se di tatuaggi ne ha altri 19. Ricorrenze. “Si ne sono malato. Il più curioso? I confini del mio paese, che porto sull’avambraccio. Sono legatissimo alla mia terra, da dove vengo”. L’idolo è nerazzurro: Ronaldo il Fenomeno. Esulta come lui. “Apro leggermente le braccia”. E l’Inter è il suo grande amore. “Ricordo l’addio di Zanetti, a San Siro contro la Lazio. Io c’ero”. Il motto è lo stesso di Conor Anthony McGregor – ‘si… adoro l’MMA’ – ossia: non mollare mai. E Nicola, valente, non ha intenzione di mollare proprio adesso, sul più bello.
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