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Sacchi: “Seconde squadre? Siamo un Paese arretrato, senza cultura sportiva, calcisticamente indietro di 30-40 anni”

In un’intervista concessa a “Il Romanista”, Arrigo Sacchi, parla delle seconde squadre. Una rivoluzione per il calcio italiano nonostante da anni esistano in quasi tutti i maggiori campionati europei. Sacchi parla di una riforma tardiva, ma utile e necessaria. Elogia il lavoro svolto dalla FIGC dall’inizio del commissariamento e la scelta di Roberto Mancini come nuovo CT della nazionale italiana. Ecco le sue parole:

“Io penso che dopo che un club ha lavorato per anni su un giovane calciatore magari prendendolo quando aveva 7-8 anni e poi lo ha affidato a istruttori e allenatori preparati propri, sia giusto che il club continui ad occuparsene anche nel momento cruciale e più importante della sua crescita senza affidarlo ad altri.

Lo dico spesso, noi siamo un paese arretrato, senza cultura sportiva, calcisticamente indietro di 30-40 anni. Commentiamo solo il risultato, mai la prestazione, basta un gol per passare da genio ad asino. Nel 1998 lavoravo all’Atletico Madrid, e la seconda squadra già c’era, era un cosa normalissima in Spagna. Non potevano arrivare in Serie A eppure riuscimmo a vincere il campionato senza poi essere promossi, ma non era quello l’obiettivo, era di avere una continuità di lavoro del settore giovanile. In un ambiente che generalmente deve essere più organizzato di un club di Serie C. Per anni i club che volevano le seconde squadre, le volevano perché avevano 50-60 tesserati. Le volevano perché volevano fare commercio di calciatori, ma non aveva senso. Ora, invece, in questa riforma sono stati fissati dei limiti di età, una cosa giusta e utile.

Perché questa riforma non è stata fatta prima? Ci sono sempre state delle resistenze. Il commissariamento ora come ora è stato un vantaggio: certe decisioni si possono prendere più velocemente. Anche in un paese che non ha coraggio come il nostro. La scelta di Mancini? Roberto ha una buona storia alle spalle, anzi ottima, sia da calciatore che da allenatore. Ha sempre fatto bene, e gli auguro di continuare a farlo anche ora”.

L’intervista complesta su Il Romanista

Redazione

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