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Russia 2018: il volo di Francis Uzoho

No Francis, in attacco non puoi proprio giocare. Sei lento, hai le braccia
troppo lunghe, un fisico inadatto al ruolo. In porta, prova a giocare in porta”
.
Parole del suo primo allenatore. E a quel punto tanti avrebbero voltato le spalle, sarebbero corsi a casa e
chiusi nella loro stanzetta e tra le lacrime avrebbero deciso di rinunciare al sogno
più puro che ci sia: diventare un calciatore. Perché a 12 anni è anche giusto
che sia così, a quell’età la vita incomincia ad essere selettiva e a chiudere
delle porte. “Porta”. In tanti avrebbero fatto così, ma non Francis Uzoho, il
portiere titolare della Nigeria ai prossimi Mondiali
. “Porta”, riecheggia questa
parola nella mente del piccolo Francis: sa che il ruolo di portiere, in
Nigeria, non è esattamente il più apprezzato. Sa che si tratta di un
declassamento, “in porta finiscono i più scarsi”, avrà pensato. Eppure a 20
anni nemmeno compiuti sarà lui a difendere il volo delle Super Aquile in
Russia, nel girone della morte con Argentina, Croazia e Islanda.

Questa è solo la meta, è il punto finale che è anche punto di partenza di
chissà quante altre traiettorie. La traiettoria che però ha portato Uzoho fino
a questo punto
è ricca di variabili impazzite, di allineamenti impensabili, di
fortuna sì, ma anche di voglia e di talento. Non ha rifiutato quella proposta,
Francis. E così dopo pochi anni è entrato a far parte della Aspire Academy in
Qatar
, uno dei vivai più importanti al mondo, selezionato tra 50 giocatori
esibitisi in un torneo sponsorizzato dalla Coca Cola. Questo è stato il primo
spartiacque della sua carriera, ma quello che lo stesso Uzoho identifica come
il momento più importante non è tanto un trasferimento o un upgrade, ma il
momento in cui anche suo padre ha finalmente messo da padre ogni perplessità e
non gli ha fatto più pesare il suo sogno di diventare un calciatore. Da
ragazzino non era stato così, perché contrariamente a quanto succede un po’
dappertutto, per il padre la passione per lo sport di Francis altro non era che
un lasciapassare verso cattive compagnie e brutti vizi.

“In Christ alone”

Non è stato decisamente così. Perché nel 2016, all’età di 18 anni, l’Europa
si accorge di lui: è il Deportivo la Coruna a notarlo:
Uzoho, 196 cm, lo scorso ottobre è diventato il più giovane portiere straniero
ad esordire in Liga
(18 anni, 11 mesi, 17 giorni). Porta inviolata contro l’Eibar,
due reti incassate contro il Girona e convocazione della Nigeria. Il debutto
con la maglia della sua Nazionale è arrivato curiosamente contro una delle
prossime avversarie in Russia: l’Argentina. In un’amichevole vinta dalle Super
Aquile
, Uzoho è entrato nel secondo tempo e ha portato a casa anche stavolta un
clean sheet. Ancora troppo poco per scalare le gerarchie e prendersi la maglia
da titolare, troppo poco anche per essere riconosciuto su FIFA18, che erroneamente gli ha attribuito la nazionalità senegalese e che su Twitter è stata punzecchiata dallo stesso Francis.

Troppo poco, non però se una buona dose di sfortuna si abbatte contro quelli che dovevano
teoricamente trovarsi al suo posto: Carl Ikeme, portiere affetto da leucemia da
circa un anno; Vincent Enyeama (idolo di Uzoho) fuori rosa al Lille e fermo da
più di un anno. Il CT Rohr si è dunque convinto che un po’ il destino e un po’
la necessità gli avevano messo tra le mani questo ragazzone: e anche con l’aiuto
dell’ex portiere italiano Enrico Pionetti (ora nello staff della Nigeria come preparatore dei portieri) ha
plasmato in questi mesi Uzoho. Un miracolo? È lo stesso Francis ad ammetterlo,
lui che è molto credente come testimonia il suo “In Christ alone” alla fine di
ogni tweet. “Non me l’aspettavo”. “Non avrò paura di schierarlo contro la
Croazia”, dice invece Rohr. E tra coraggio e miracoli, probabilmente è il volo
l’azione che riassume questa storia: il volo di Francis, quello delle Super
Aquile in Russia. Il volo dell’inaspettato.

Marco Bonomo

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