Interviste e Storie

L’idolo Maradona e il Casio portafortuna. Alla scoperta di Rui Borges, il Re Mida del calcio portoghese

Rui Borges, allenatore Sporting CP (Imago)

Alla scoperta di Rui Borges, allenatore dello Sporting che affronterà il Napoli in Champions League

Tutto quel che ha toccato si è trasformato in oro. Re Mida? Poco ci manca. E la sua non è una maledizione. Tutt’altro. Rui Borges è passato in fretta da erede di Ruben Amorim a idolo dello Sporting.

Due trofei nei suoi primi sei mesi in biancoverde e grandi ambizioni per questa stagione: riconfermarsi in patria e convincere in Europa.

Dopo la prima vittoria in Champions League contro il Kairat Almaty, il suo Sporting è ora atteso alla prima grande prova internazionale, al Maradona di Napoli.

Una sfida speciale per Borges, 44 anni, cresciuto nel mito di Diego e della Serie A di fine anni Ottanta e degli anni Novanta. Gli altri idoli? Baggio e Del Piero. Una forte ispirazione italiana, “perché in Serie A ci sono i migliori maestri di tattica”, aveva raccontato.

Dalla Serie D portoghese allo Sporting: storia di un predestinato

Giovane e vincente. Il viaggio di Borges è una costellazione di record e trofei. Tutto è iniziato al Mirandela, club dilettantistico della sua cittadina d’origine. Portogallo del Nord, 25 mila abitanti. Terra di ulivi e di calcio. Al Mirandela, Borges è nato sia come calciatore – arriverà fino al Famalicao, tra terza e seconda divisione – sia soprattutto da allenatore. Anno 2016, obiettivo: salvarsi in quarta serie. Borges, alla prima esperienza da allenatore, porta il Mirandela al quarto posto, a pochi punti dal sogno promozione. Sarà un grande allenatore”, intuiscono da quelle parti.

Se ne accorge qualche mese dopo l’Academico Viseu, in seconda divisione, che punta su di lui per la panchina. Borges salta di due categorie e continua a vincere: il suo Academico arriva fino alla semifinale di coppa, poi persa contro il Porto. Inizia così la sua scalata: Mafra, Moreirense e poi Vitoria Guimaraes, la sua prima esperienza europea. Firma con il Vitoria a luglio 2024 e parte benissimo: a dicembre, il bilancio dice 18 vittorie, 7 pareggi (tra cui l’1-1 contro la Fiorentina) e solo 5 sconfitte in 30 partite tra campionato, coppa e Conference League. In Conference, a proposito, la squadra arriva seconda nella fase a classifica.

Un regalo per lo Sporting: l’erede di Amorim con il Casio al polso

Borges festeggia il Natale da assoluto protagonista e trova sotto l’albero… un regalo inaspettato: lo Sporting lo chiama per essere erede di Ruben Amorim, passato al Manchester United. La risposta è ovviamente affermativa: al fascino della Champions non si resiste. Soprattutto se chi ti vuole – lo Sporting appunto – è disposto a pagare 4 milioni di compensazione al Vitoria per averti subito in panchina.

La sua stagione in biancoverde termina senza problemi. Anzi, riesce a sollevare addirittura due trofei. Il tutto vedendosi costretto ad abbandonare temporaneamente le sue idee di gioco, scegliendo di adattarsi ai principi imposti precedentemente da Amorim (che intanto faticava a ottenere risultati a Manchester). Perché? A causa dei numerosi giocatori infortunati.

Ora è tornato al 4-2-3-1 e, nonostante lo scetticismo iniziale della piazza, il suo Sporting segna a ripetizione pur avendo perso Gyökeres in estate ed è tra i migliori attacchi d’Europa. Il Napoli di Antonio Conte deve stare attento: affronterà un Rui Borges assetato di vittorie, con un talismano decisamente speciale.

Al suo polso, come sempre, ci sarà quel Casio che lo accompagna da 10 anni, dai tempi del Mirandela. Un simbolo del suo viaggio all’insegna dell’umiltà, per ricordarsi da dove è partito e quanta strada ha fatto credendo in se stesso e nelle proprie idee. Da un paesino in Portogallo al palcoscenico più grande che ci sia.

Redazione

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