Tutto storto. Tutto tutto. E poche scuse. La Roma perde tutto: Champions, partita, testa. Porto ai gironi e giallorossi in Europa League. Ma tant’è, rammarico totale. Forse per le occasioni dell’andata quando andava chiusa prima (1-1). Forse per “aver preparato otto mesi una partita” e averla vista sfumare all’atto pratico. O forse, forse sì, “colpa” di quei rossi diretti sacrosanti (?). Harakiri. De Rossi prima, piede a martello su Maxi Pereira. Palmieri poi, entrataccia su Corona. Entrambi dopo il vantaggio di Felipe (colpo di testa vincente dopo 8 minuti, all’andata sbagliò porta siglando l’autogol). Questione di mentalità, sbagliata. Roba d’approccio, sbagliatissimo. Difficile rimontare in 9 uomini, quasi impossibile. Roba per Tom Cruise, lui sicuro. Perché Spalletti non riesce e si dispera. La Roma ci prova, ma niente. Spazi larghi, campo aperto e via così. “Imbarcata”. Nella ripresa il Porto ne fa due e chiude la partita: apre Layun, ex Atalanta. Salta Szczesny e mette dentro. Chiude Corona, l’esterno messicano che ha fatto impazzire i giallorossi (classe ’93). Finte, controfinte, tunnel, strappi rapidi e veloci. Inarrestabile. E’ lui che cala il sipario, per la Roma è notte fonda. Harakiri.
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