Claudio Ranieri, allenatore Roma (IMAGO)
Le parole dell’allenatore del club giallorosso alla vigilia della sfida di ritorno contro il Porto
Vincere per superare i playoff. Vincere per entrare nelle migliori 16 di Europa League.
Dopo il pari dell’andata per 1-1, la Roma si gioca il passaggio del turno contro il Porto davanti ai suoi tifosi.
Alla vigilia della sfida dell’Olimpico (in programma giovedì 20 febbraio alle ore 18.45), Claudio Ranieri ha presentato così la gara.
Di seguito, le parole dell’allenatore del club giallorosso in conferenza stampa.
“Per ora sono tutti a disposizione. Hummels è recuperato. Soulé mi ha impressionato molto contro il Napoli, potrebbe giocare anche lui. Domani deciderò gli 11 da mandare in campo“, inizia così la conferenza stampa di Claudio Ranieri alla viglia del match di Europa League tra Roma e Porto. Parla poi di Dovbyk: “Sta migliorando, ma deve ancora crescere tanto. È il nostro punto di riferimento offensivo: è un processo che va sempre di più migliorato, ma sono positivo. Sono cose che solo con il lavoro possono essere limate“.
Sulla questione arbitri: “Non mi interessano queste cose fuori dal calcio. Questo arbitro ha fatto la finale dell’Europeo e mi ha arbitrato due partite quando ero in Ligue 1. È un signor arbitro, bravissimo. Con tutte le partite in Uefa non ho mai detto nulla sugli arbitri, mi vanno sempre benissimo“. Continua poi: “Il calcio è uno sport bellissimo, divertente, non c’è nulla di scritto prima. Il Porto è una signora squadra. Ha fatto solo cinque partite e non ha mai perso. Hanno un tasso tecnico molto elevato“.
Conclude parlando di come si allena la difficoltà a centrare la porta: “Contro il Parma è stata una partita un po’ particolare perché giocando in 10 hanno chiuso un po’ tutti gli spazi. Penso che, per quanto riguarda i gol fatti, la squadra si sta ben comportando. Poi è chiaro che ci sono dei goleador. Alcune volte è proprio questione di quanti giocatori hai per far gol“.
L’allenatore della Roma è poi intervenuto anche ai microfoni di Sky Sport e ha aggiunto: “Come si trasmette sicurezza? Provo a spiegare la partita. Chiedo ai miei di farmi la prestazione, cioè loro devono obbligare loro stessi a fare il massimo e aiutarsi tra loro. Tutti possiamo avere dei momenti difficili in campo, non sono delle macchine“.
Conclude poi: “Sono prima un tifoso e poi un allenatore. Ho il privilegio di stare vicino ai giocatori, ho quel vantaggio. Questa è la mia vita piena di emozioni. Pur avendo il pathos del momento so che devo rimanere lucido e freddo. Più sei distaccato e più riesci ad analizzare il problema“.
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