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La Roma non c’è più. Ancora una volta

Titoli di coda. Alla fine di marzo, assecondando una preoccupante ciclicità tutta romanista. Up and down, vivendo stagioni sinusoidali, senza vittorie e trofei nei momenti di massimo picco, ma avendo la tragica peculiarità di bruciare e rovinare  nel giro di pochi mesi quanto di buono costruito. Come fosse una costruzione, difettosa. Fondamenta, faticosamente gettate, che si sgretolano appena si prova a costruire il primo piano. 

Oggi con il Napoli, forse i titoli di coda ad un biennio che sarebbe dovuto essere e non è stato. La squadra di Ancelotti passeggia all’Olimpico sui resti di una squadra che sembra essersi arresa. Agli infortuni, ai risultati, a dinamiche che sembrano essere unicamente romaniste.

Spalletti, il primo Ranieri, Garcia, il secondo Spalletti e adesso Di Francesco. Ad una stagione, massimo un biennio, fatto bene, corrisponde una tragica stagione dove tutto si azzera. Allenatori, giocatori, dirigenti. Cicli che si aprono e invece di chiudersi – con vittorie o senza – si concludono lacerati, a volte devastati. E dopo? Ricostruzione. Ancora una volta.

Adesso Ranieri proverà “a portare la barca in porto”. Sembra ormai impossibile raggiungere l’obiettivo che ad inizio stagione veniva definito “il minimo” per la Roma di Monchi-Di Francesco: la Champions League. “È difficile, gli altri corrono di più, arrivano prima di noi – ammette Ranieri – Ho difficoltà ad allenare i ragazzi. Tra infortuni e partite non c’è modo di recuperare”. 

“Siamo come un pugile, dobbiamo stare coperti e cercare di prendere meno pugni in faccia”. Ranieri cerca di salvare il salvabile, con enormi difficoltà. “Dimissioni? Mai, perchè sapevo a cosa andavo incontro”. 

Lo aveva vissuto anche lui, alla sua prima stagione. Sogno Scudetto, dimissioni l’anno successivo con una squadra “che non mi seguiva più”. Due pezzi dell’ennesimo puzzle americano non ci sono più, Il traghettatore Ranieri prova a fare il suo, mentre il dirigente Totti, prima della disfatta con il Napoli lancia segnali: “In futuro avrò un ruolo più centrale nel club? Vediamo cosa succederà. Se dovessi prendere posizione io qualcosa cambierò. Ho giá parlato con chi di dovere". Avanti con altre fondamenta, avanti con le macerie da spazzare via e altre fondamenta da gettare. Again.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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