Fino al gol di Osimhen lo spettacolo si è visto più vicino alle panchine che in campo. Mourinho da un lato, Spalletti dall’altro. E l’attenzione è spesso tutta per loro. Anche perché sulla panchina lato Nord si è seduto un pezzo del passato giallorosso. E lo ha fatto “da favorito” con il suo Napoli. “Non vincono sempre i favoriti” aveva detto Mourinho nella conferenza pre gara; ma stavolta sì.
E il gol di Osimhen è stato di quelli pesantissimi. Lo sa Spalletti che con questi tre punti si è portato a quota 29 in classifica. Sempre più primo, sempre più in solitaria, a +3 dal Milan secondo. Lo sapeva Spalletti che non sarebbe stato facile vincere all’Olimpico. Nè collezionare 11 successi di fila tra Serie A e Champions League. Non ci era riuscito mai nessuno a Napoli, soltanto Ottavio Bianchi tra l’aprile e il settenbre 1986. E ora, appunto, Spalletti.
Sfida in campo ma anche sulle due panchine. Calde, a tratti caldissime. Personalità impegnative per il quarto uomo. Con Luciano e José in piedi, a dirigere le loro squadre. Si sbracciano, urlano, protestano. Anche troppo a volte. Mourinho accompagnato dagli applausi degli oltre 61mila dell’Olimpico (14esimo sold out consecutivo), Spalletti dai fischi al momento delle formazioni e non solo. Un coro contro, altri fischi quando ha preso il cartellino giallo per proteste.
Pochi minuti dopo quello che Irrati ha sventolato davanti a Mourinho. “Sono stato sempre buono e fermo – ha detto Spalletti in conferenza stampa tornando sull’episodio. Stavo solo dicendo a Juan Jesus come comportarsi. Io parlavo con il giocatore e con nessun altro. Era anche a 50 metri, vorrei capire come avrei potuto dire qualcosa a lui…”. La sua versione. Che alla fine davanti all’undicesima vittoria consecutiva non conta più così tanto, come quel giallo. E resta solo la partita, vinta in campo con il gol di Osimhen ma giocata anche (forse soprattutto) in panchina.
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