In vista del UEFA Media Day, a Trigoria, si terrà la conferenza stampa di José Mourinho, oltre a diverse interviste in mixed zone. L’allenatore portoghese parlerà in vista della finale europea contro il Siviglia, a Budapest, che potrebbe portare il secondo trofeo europeo consecutivo.
“I giocatori mi ringraziano e io ringrazio loro. Siamo insieme. Magari Nicola (Zalewski, ndr) diventa un po’ più emozionale quando ne parla visto che due anni fa giocava con la Primavera, poi ha giocato una prima finale, poi è andato al Mondiale con la Polonia, ora gioca un’altra finale. Cosa è più difficile da gestire in vista di Budapest? La partita di sabato (contro la Fiorentina al Franchi, ndr). Devo lasciare fuori dei giocatori che hanno dei piccoli problemi e non si possono rischiare. Questa è la parte difficile, andare con una squadra di soli ‘bambini’ è un rischio esagerato e non è nemmeno positivo mettere questi bambini in questa situazione. La Fiorentina ha 25 giocatori dello stesso livello, sicuramente giocheranno quelli che non hanno giocato ieri. Saranno freschi e motivati. La situazione ideale sarebbe non giocarla e iniziare già da oggi a preparare la finale. La cosa più facile in vista di Budapest invece è che vogliamo giocare questa finale. Avremo la gente motivata, concentrata e felice che arriverà domenica mattina qui. Il mio futuro? Il mio unico focus è la finale e un pochino la preparazione della partita con la Fiorentina, niente di più.
Non sono preocciupato del mio futuro, niente. Tutto è diventato secondario. Non c’è motivo di pessimismo né di ottimismo; vogliamo giocare tanto questa finale. Abbiamo fatto tanto per esserci e vogliamo giocarla. Sarà facilissimo prepararla perché, lo ripeto, vogliamo giocare. Non pensiamo al ‘se vinciamo andiamo in Champions’. Non voglio sapere niente della Champions o della classifica. Vogliamo giocare la finale. Abbiamo fatto 14 partite fin qui. Siamo andati a giocare con il Ludogorets e siamo tornati qui alle 7 del mattino. Siamo andati a Helsinki e faceva un freddo da morire. Siamo andati a Siviglia con il Betis con il rischio di essere eliminati in caso di sconfitta. Siamo andati a giocare contro il Salisburgo che veniva dalla Champions. Siamo andati a giocare con la Real Sociedad che ha fatto una stagione top in Spagna. Abbiamo perso giocatori, fatto giocare altri in posizioni che non erano le loro, un ragazzino come Bove ha giocato due semifinali, abbiamo incontrato alla fine il Leverkusen che era un’altra squadra che veniva dalla Champions. I romanisti come noi vogliono giocare questa finale. Super felici di stare lì e di giocare quella finale. Spero che romanisti e sevillisti trascorrano una bella giornata a Budapest. E vogliamo giocare. Da quando Tylor fischierà l’inizio. Vogliamo giocare e dopo si vedrà.
Cosa mi lascerà la Roma quando andrò via da qui? Quello che mi hanno lasciato tutti i club in cui sono stato. Spero che le mie parole non vengano interpretate male dai tifosi del Tottenham per il quale non sento un legame forte e stretto. L’unico Club è proprio il Tottenham. Probabilmente perché lo stadio era vuoto per il Covid. Probabilmente perché il presidente Levy non mi ha dato la possibilità di giocare una finale che avevamo conquistato. Però negli altri club, Porto, Chelsea, Inter, Manchester United, c’è sempre stato questa connessione forte tra noi. La gente non è stupida, capisce che do tutto, non è una questione di vincere o meno i titoli, ma i tifosi percepiscono se ogni giorno lotto per loro. Qualcuno sorriderà quando dico che sono madridista, interista, romanista ma nel mio caso è così perché l’affetto è sempre stato ricambiato e reciproco. Quando arriverà quel giorno (di lasciare Roma, ndr) non sarà facile ma resteremo per sempre legati.
Quanto sono cambiato dalla prima finale col Porto? Sono un allenatore e una persona migliore ma ho lo stesso DNA con la voglia di vincere in questi momenti. E sono valori che cerco di trasmettere ai miei giocatori. Non voglio tensioni, pressioni, ma semplicemente il piacere di giocare questa finale, ricordarsi il percorso, il cammino che si è fatto per arrivare a giocare queste partite. Il lavoro dell’allenatore è diverso da quello dei giocatori: l’allenatore migliora, il suo cervello diventa più acuto e si accumulano conoscenze. Il giocatore ha bisogno del proprio corpo che non risponde allo stesso modo a 30 o 40 anni. Da allenatore quando si perdono motivazioni penso si debba smettere ma non è il mio caso perché per me le motivazioni crescono col tempo. Il rapporto della panchina con gli arbitri? Preferisco non rispondere.
Dybala? Non è nascosto… Penso non possa giocare a Budapest, onestamente. Ma anche onestamente ho la speranza che una panchina possa farla. Pensando che è l’ultima partita della stagione, e poi abbiamo lo Spezia che potrà essere importante per la Serie A, ma pensando a Paulo e che sarà l’ultima partita della stagione possiamo dire così, magari può andare in panchina e aiutare. Contro il Feyenoord, quando eravamo fuori dalla competizione, ha segnato il gol che ci ha portato ai supplementari. Se può stare in panchina e dare 15/20 minuti del suo sforzo sarei già contento. Per questo non dico che non sarà disponibile mercoledì. C’era un gruppo oggi che ha lavorato insieme, nell’altro campo c’erano Spinazzola e Karsdorp con i loro allenamenti individuali ma non c’era Paulo. Però non ci sono segreti. Quando pensi a una finale pensi alla preparazione per la finale. Con la Salernitana pensavo potesse giocare un tempo e anche qualcosa a Bologna. A Leverkusen la gara è andata in una direzione in cui non ha giocato e abbiamo pensato che l’avrebbe aiutato, invece no. Stiamo cercando di fare di tutto ma la verità è che è fuori. Sabato Dybala non ci sarà, come Pellegrini ma lui mercoledì invece sarà recuperato.
Vincere l’Europa League qui sarebbe l’impresa più grande della mia carriera? Dobbiamo giocarla. Ci piace parlare prima e ci piace giocare, tanto. E’ un peccato che non si possa giocare una finale ogni settimana. Però non sto pensando a me stesso, sto pensando ai giocatori e ai tifosi. Mi piacerebbe tanto aiutare i giocatori a prendere questa gioia che sarebbe infinita come per i tifosi. Questo è: parlare poco, ripetere quello che non mi stanco di ripetere, anche ai giocatori: ‘Vogliamo giocare’. E mercoledì saremo lì”.
L’allenatore portoghese ha parlato anche ai microfoni di Sky Sport. Ha iniziato con la finale: “La finale di Tirana è storia, è storia, è lì, è fatta e finita. È memoria per tanti. Questa la dobbiamo giocare e la vogliamo giocare. Peccato che non è domani. Sarà mercoledì, ma arriverà veloce e noi saremo lì. Sono una squadra forte, noi abbiamo le nostre opportunità ma anche i nostri problemi che cerchiamo di nascondere. La finale di Conference è storia ormai. La certezza è che saremo lì, la città e lo stadio sono molto belli ma non andremo in vacanza. Ci andremo per giocare”.
Sui giocatori indisponibili ha chiarito: “Pellegrini è recuperabile ma sarà fuori a Firenze. Sarebbe un rischio farlo giocare. Da Dybala non mi aspetto niente, se può andare in panchina e aiutare sarà già qualcosa di positivo. Spinazzola? Lui è in dubbio, spero di recuperarlo per la finale. Abbiamo giocatori che hanno giocato tanto”.
Sulla possibilità di vincere due coppe di fila: “Doppietta conference e Europa? Al momento non c’è, abbiamo una finale da giocare. Il lavoro che questi ragazzi fanno dal primo giorno e quello che abbiamo costruito, è una cosa che mi fa un gran piacere. Non sarà sicuramente una delle rose più forti che ho allenato ma a livello umano va sicuramente nei top della mia carriera”.
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