Nella sua straordinaria carriera Walter
Samuel ha conquistato due squadre in Italia: prima l’Inter e poi la
Roma, con in mezzo l’esperienza al Real Madrid. In giallorosso uno
scudetto e una Supercoppa, in nerazzurro tanti trofei con l’emozione
del Triplete e della Champions League conquistata sotto il cielo di
Madrid. Domenica sera ci sarà proprio la sfida tra le sue due ex
squadre in Italia, all’Olimpico Roma e Inter cercano riscatto dopo le
recenti sconfitte.
“La
Roma fa un po’ fatica, è irregolare, a volte inspiegabile – ha
dichiarato alla Gazzetta dello Sport – Visto in Champions? Gran primo
tempo, ha preso un colpo e si è sciolta: mi sembra un fatto mentale,
più che altro. L’anno scorso mi impressionava la sua identità,
ora è come se non fosse convinta fino in fondo di quello che fa e le
sta mancando De Rossi: non vinci senza gente che ha vinto e in Italia
è dura trovare giovani già da prima squadra a 18 anni, come fece
lui. L’Inter si è consolidata: Spalletti sta trovando solidità e
continuità. A Londra fino al gol ha tenuto benissimo, e guardate che
il Tottenham è forte forte. Anche la Roma in casa è forte, ma io
vedo ancora l’Inter almeno un passettino avanti. La Juve è
lontana, per loro due lo scudetto sarà arrivare di nuovo in
Champions. Però chi fa bene domenica prende coraggio, e ne vorrei
vedere di più in tutte le squadre, non solo Roma e Inter. Per dare
almeno un po’ più di fastidio alla Juve, dai.
Dzeko
o Icardi? Tutti e due sanno nascondersi dietro il difensore sul lato
opposto alla palla: era la cosa che soffrivo di più. Però diversi:
Icardi vivrebbe dentro l’area, Dzeko esce molto di più, gli piace
tenere la palla. Se mi aspettavo Di Francesco allenatore? Forse no.
Però lui, Tommasi, Mangone erano i grandi saggi del gruppo: meno
minuti in campo, tanto peso. Per quello scudetto hanno contato più
di altri che giocavano di più. Spalletti? Con l’Inter è sempre
stato difficile giocare contro la sua Roma. L’ho studiato molto,
soprattutto certe giocate a memoria con il trequartista”.
E
via di ricordi, scudetto a Roma e Champions con l’Inter: “Io mezzo
nudo, con i pantaloncini di Mangone – i miei me li avevano tolti
nella prima invasione di campo – che tiro in aria la maglia e poi
non la vedo più. Io che giro per Roma ed era tutto colorato di
giallo e di rosso, tutto. Ero ancora un giovane coglionazzo, mi persi
la festa al Circo Massimo. Champions? Quella volta al Circo Massimo
ci andai: era San Siro, appena atterrati da Madrid con la coppa. Ma
anche a Malpensa tornati da Barcellona fu una bella botta di brividi.
Infine,
sul Superclàsico Boca-River: “Comunque andrà, sarà una partita
macchiata. Ci guardava tutto il mondo, ma in Argentina siamo così,
basta ripensare alla legalizzazione dell’aborto, la scorsa estate:
che sia sociale, politica, sportiva, qualunque questione diventa un
motivo per essere rivali in modo estremo. E oggi gli amici mi
telefonano, hanno paura di mandare i figli allo stadio. Qualunque
stadio”.
L’intervista
integrale sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
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