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“Senza Xhaka, l’Arsenal è perso”. Perché Mou lo vuole alla Roma

Voglia di lavorare e di cominciare subito. C’è tanta attesa di conoscere la nuova Roma di Mourinho, che intanto un nome per il prossimo calciomercato l’ha già fatto: è quello di Granit Xhaka, regista dell’Arsenal, ex Borussia Moenchengladbach e scuola Basilea, fulcro silenzioso del gioco dei Gunners oggi guidati da Mikel Arteta. Nome a sorpresa? Sì. Forse. Perché l’allenatore portoghese ha da molto tempo una considerazione incredibile per il centrocampista svizzero.

 

PERCHÉ MOURINHO VUOLE XHAKA ALLA ROMA

Pallino? Sì: Mou vuole cogliere a Roma l’occasione di allenarlo. Nel 2019, il portoghese – parlando dell’Arsenal e dei suoi componenti – aveva detto: “Xhaka è l’uomo principale dell’intera mediana dell’Arsenal, non potrete vederlo fino a quando non vi presterò uno dei miei occhi. Senza di lui, l’Arsenal è perso. È un leader”.

 

 

Leader silenzioso, però: perché è un giocatore capace di impostare il gioco, ma anche di limitarlo agli avversari, lasciando spazio a un lavoro molto utile più che ai colpi di classe. Può piacere uno così a Mou? Certo. La stima è enorme. Dicembre 2020: dopo la vittoria del suo Tottenham per 2-0 contro l’Arsenal, l’allenatore aiutava Xhaka zoppicante ad uscire dal terreno di gioco, rivolgendogli parole di elogio per aver limitato al meglio Harry Kane in partita. Più di così…

 

 

XHAKA, REGISTA E LEADER SILENZIOSO (MA DI CARATTERE)

29 anni, regista dell’Arsenal, è un calciatore davvero duttile: può giocare anche in difesa (chiedere ad Arteta che lo ha provato anche da terzino). Quest’anno 45 presenze totali, un gol e due assist. E poi c’è la Nazionale. La Svizzera lo ha accolto dopo la fuga da bambino con la sua famiglia dalla guerra del Kosovo: lui ha scelto loro, il fratello, Taulant (Basilea) ha optato per l’Albania.

 

Con un bell’episodio: durante un’amichevole tra Svizzera e Albania, mamma Xhaka era allo stadio a vedere la partita vestendo una maglietta particolare. Maglietta a due strisce con il nome Xhaka e una bandiera “svizzero-albanese”. Cuore diviso a metà, o anzi unito. 

A cura di Lorenzo Gentile

Lorenzo Gentile

Classe 1996, nato a Napoli con il desiderio di girare il mondo, stadio dopo stadio, cresciuto con il sogno di commentare le partite più strane, più ricche e magari anche quelle più grandi. Oltre alla telecronaca, adoro il mondo segreto e misterioso del calciomercato. Lascerei il giornalismo solo per allenare in prima persona, forse. Mi sento un leader gentile (di cognome e di fatto, come dico sempre) ma sempre carico di passione e voglia di migliorarsi

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