Dici “derby” e a Roma, sponda giallorossa, tra le tante immagini che vengono in mente, ce ne sono alcune, significative, legate a Marco Delvecchio. L’ex bomber, 9 gol alla Lazio, ha parlato della partita di domani e non solo sulle colonne de La Gazzetta dello Sport: «Quella finta su Nesta? A volte me lo dicono anche ragazzini che non erano nemmeno nati quando giocavo, ma hanno sentito i racconti dei genitori». Eroe di tante stracittadine, con Francesco Totti al suo fianco «Sarà il suo ultimo derby? Ne siete così convinti? Io no. Se ci fosse un colpo di scena, un rinnovo a sorpresa, non mi stupirei» Sulla partita, Delvecchio non sa cosa aspettarsi, ma ha chiaro cosa sperare: «Nel calcio può succedere di tutto, ma spero che la Roma vinca. È più forte… E poi la squadra arriva in ottime condizioni. La vittoria di Pescara è stata importante, io la Roma l’ho vista bene, giocare una sola volta a settimana la aiuta».
Da Totti a… Monchi, l’ultimo arrivato: «Se può portare entusiasmo? Una volta ci si entusiasmava per i top player, però credo che sia un dirigente che possa fare al caso della Roma, preparato ed esperto. Anche perché è uno che ha vinto e tutti ci aspettiamo presto vittorie». Inevitabile parlare anche del futuro di Luciano Spalletti: «Solo lui e la società sanno come stanno le cose. L’importante è che siano sulla stessa lunghezza d’onda e che si lavori insieme per costruire una squadra vincente». Un capitolo a parte merita invece Dzeko: forse Delvecchio fu uno dei pochi che non lo stroncò subito dopo la prima, deludente stagione: «Dissi di aspettarlo un’altra stagione, la sua carriera parlava per lui. In Premier League mi piaceva, Dzeko merita fiducia. Lo screzio con Spalletti? Un attaccante che si incavola perché viene sostituito mentre vuole fare gol non mi pare una novità. Legittimo che Spalletti lo abbia tolto, legittimo che lui si sia arrabbiato. Storie che esistono da sempre».
In chiusura, un ricordo nostalgico del derby, il più bello: «La famosa finta ha un sapore speciale, lo sapete tutti. Sui gol non saprei scegliere, ognuno ha un valore incredibile. Anche se quello del ‘98… Sarebbe stato il decimo. Pareggiammo 33 dopo essere andati sotto 31 e all’ultimo mi fu annullata la rete decisiva. Sarebbe stata una vittoria clamorosa, unica».
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