Dici Camerun, dici Roger Milla. Sono pochi i calciatori al cui nome è legata la storia di una nazionale intera. Lui è uno di quelli. Attaccante a cui le cose normali non sono mai piaciute, a cui le occasioni speciali hanno sempre dato una spinta in più. Vedere Mondiali o Coppe d’Africa. Un giocatore che ha ignorato del tutto lo scorrere del tempo, segnando record di longevità tuttora imbattuti. Roger Milla ha fatto la storia del Camerun e del calcio. Sfiorando di poco la leggenda.
Il grande calcio lo ha conosciuto solamente a 25 anni. Una vita in Camerun, 12 anni – tra il ’65 e il ’77 – trascorsi calcisticamente tra le due città più importanti della nazione: Douala e Yaoundé, la capitale. Quattro trofei, tra cui due campionati camerunensi, 203 gol e Pallone d’Oro africano nel 1976. L’anno prima del suo arrivo in Europa.
Nel ’77, infatti, lo accoglie la Francia. Tre anni deludenti e 8 gol totali tra Valenciennes e Monaco, poi l’arrivo al Bastia: 4 stagioni, 35 reti e una Coppa di Francia. Ma la svolta è un’altra, e di quelle inusuali. Milla sceglie la Ligue 2. Nell’84 segna 22 gol al primo anno al Saint-Étienne, nel secondo raggiunge la promozione. Ritorno in League 1? Nemmeno per sogno, la prima divisione può attendere. E allora via al Montpellier, 18 gol alla prima stagione e altra promozione. Milla in attacco e Laurent Blanc in difesa. Altri due anni in Ligue 1, poi l’isola de La Reunion – dipartimento francese nell’Oceano Indiano – prima del ritorno in Camerun. Quattro stagioni a casa, poi due in Indonesia per chiudere la carriera a 44 anni, nel ’96. Avventure particolari quelle nei club, non certo paragonabili a quelle in Nazionale…
Nel primo Mondiale della storia del Camerun, non può che esserci lui. È Spagna ’82, quello vinto dall’Italia. E nel girone degli azzurri, oltre a Polonia e Perù, ci sono proprio i Leoni Indomabili di Roger Milla. Italia-Camerun finisce 1-1, entrambe concludono a 3 punti il girone, stessa differenza reti. Ma sono gli azzurri a passare per aver segnato un gol in più. E pensare che nella partita contro il Perù, a Milla avevano anche annullato un gol per un fuorigioco a prima vista inesistente: “Se me l’avessero convalidato, l’Italia non sarebbe stata campione del Mondo”.
Ma Milla l’Italia ce l’ha sempre avuta nel destino. E dopo aver vinto due Coppe d’Africa nell’84 e nell’88, di cui una da capocannoniere, ecco quindi i Mondiali del ‘90. Due anni prima aveva dato l’addio alla Nazionale con una partita celebrativa, ma la spinta del suo paese è troppa: Milla torna in nazionale a 38 anni, in una Coppa del Mondo. Parte sempre dalla panchina ma segna due doppiette. E porta il Camerun ai quarti di finale. È la prima squadra africana nella storia ad arrivare così lontano in un Mondiale, raggiunta solamente da Senegal e Ghana nel 2002 e nel 2010. Ma da quel sogno, il Camerun deve svegliarsi in modo brusco.
Contro l’Inghilterra gli africani sono in vantaggio 2-1, Milla si è procurato un rigore e ha regalato un assist. Ma a 7 minuti dal 90’ l’arbitro concede un rigore molto dubbio a Lineker, che non sbaglia, e gliene dà un altro nei supplementari. I Leoni Indomabili sono costretti ad arrendersi. Hanno fatto la storia, ma meritavano ancora di più. Basta questo per far ricevere a Milla il suo secondo Pallone d’Oro africano. Ci riproverà quattro anni più tardi, ai Mondiali di USA ’94, dove però il Camerun uscirà ai gironi. Con Milla a lasciare lo stesso il segno: contro la Russia perde 6-1, ma a 42 anni segna quello che è ancora oggi il gol più “anziano” della storia dei Mondiali.
Roger Milla è stato unico anche per un altro motivo. Torniamo a Italia ’90, al San Paolo di Napoli. Contro la Colombia di Higuita, Milla nei supplementari mette a segno la sua seconda doppietta del torneo. E cosa fa per festeggiare i gol? Si mette a ballare sulla bandierina. Sì, quella figura in maglia verde che spesso abbiamo visto danzare nei pressi del calcio d’angolo è proprio Roger Milla. È la sua “Makossa”, la sua danza, l’esultanza che da lì in poi riprenderanno decine e decine di calciatori. Quella che apparirà in uno spot della Coca-Cola e che, nel 2010, ispirerà anche l’inno ufficiale dei Mondiali sudafricani interpretato da Shakira: “Waka-Waka” riprende infatti la canzone “Zangalewa”, tipica proprio dello stile makossa camerunense.
Campione, simbolo e quindi anche icona. Roger Milla ha rappresentato tutto questo. Peccato che il grande pubblico lo abbia conosciuto solamente a 30 anni, nei Mondiali ’82: “Fossi arrivato prima in Coppa del Mondo, sarei diventato il più grande dopo Pelé”. Auguri a Roger Milla, bandiera del Camerun e fuoriclasse del calcio. Anche se chiamarlo leggenda, alla fine, non sarebbe così sbagliato.
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