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La fuga dalla malavita e il gol all’Argentina: alla scoperta di Roger Martinez

Il viaggio di Roger Martinez è uno di quelli da raccontare: storia difficile in tipico stile colombiano, con un inizio ostacolato da povertà e malavita, ma con un lieto fine totalmente inedito coronato da un gol in Copa América contro l’Argentina che lo rende adesso un idolo nazionale.

Martinez è il personaggio giusto per dare alla Colombia trionfi e speranze per una Copa diventata seriamente un obiettivo dopo l'esaltante 2-0 di Salvador.
Lui è partito davvero dal nulla, in una Cartagena difficile da vivere e da raccontare. “Giocavamo tutto il giorno a pallone, facevamo le porte con le pietre e i palloni li facevamo o con paia di calzini o con quello che si trovava. Tornavo a casa con le unghie rotte e i piedi sanguinanti, ma ne valeva la pena perché giocare a pallone era la cosa più bella”.
Ricordi di un’infanzia difficile, in cui il calcio ha rappresentato spesso la via di fuga in una situazione di estrema povertà. “Spesso non c’era nulla da mangiare e giocavo per dimenticarmi della fame”.
Il quartiere d’altronde non offriva grosse alternative: la criminalità e il narcotraffico erano un problema serio a cui molti suoi amici d’infanzia non sono riusciti a scampare. Roger Martinez ce l’ha fatta grazie al calcio, ma andando via da Cartagena: è riuscito a raggiungere Medellin a 14 anni per poi sognare in grande al di fuori della Colombia.
In Argentina, il Paese del suo destino, ci ha provato senza successo con Boca e Argentinos Juniors, prima di trovare finalmente la sua chance con il Racing. Da lì è cominciato il suo viaggio in giro per il mondo: Argentina, Cile, Spagna, poi il Messico, Roger è diventato internazionale in tutti i sensi.
Ed ecco perché la Copa América rappresenta perfettamente il palcoscenico giusto dove trovare la consacrazione. Il sogno di Roger, il sogno colombiano, un gol con l’Argentina per chiudere il cerchio della sua fuga e aprire le speranze di un grande cammino della Cafetera in Brasile.

Simone Gamberini

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