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​Road to Germania 2024: stadi, giovani e (qualche) polemica

Vedere Philipp Lahm nel video di presentazione della candidatura tedesca per gli Europei del 2024 ha fatto capire immediatamente chi avrebbe poi vinto questo testa a testa. E non solo per la contrapposizione, a dir poco rivedibile, con il famoso chef turco Salt Bae. La Germania, diciotto anni dopo quel magico 2006, ospiterà ancora una volta una competizione per le Nazionali. La finale a Berlino si giocherà all’Olympiastadion, un posto che noi italiani conosciamo molto bene, anche se l’Hertha potrebbe non giocarci più, vista la volontà di costruire uno stadio di proprietà nel giro di pochi anni. Chissà se però questa assegnazione non possa cambiare le carte in tavola, o almeno posticipare le idee del club berlinese.

La sconfitta di oggi è la Turchia. Una nazione con tanta voglia di fare e di emergere, ma che subisce a livello internazionale la cattiva reputazione del presidente Erdogan, una fattore cha ha molto probabilmente inciso sulla decisione finale. La Uefa, per dirla in maniera semplice, è andata sull’usato sicuro. La Germania infatti potrebbe ospitare a livello di infrastrutture gli Europei, ma anche in Mondiali, il prossimo anno. È tutto già pronto, basta organizzarsi.

Gli stadi

Andiamo a vedere quali saranno le dieci sedi dell’Europeo del 2024. Nove di questi c’erano già nel 2006, un anno spartiacque per il calcio tedesco, visto che molte di quelle strutture erano state pensate e costruite proprio per il Mondiale.

Così l’unica novità sarà la ESPIRIT Arena di Düsseldorf, mentre gli altri nove saranno:

  • Olympiastadion di Berlino
  • Allianz Arena di Monaco
  • Signal Iduna Park di Dortmund
  • Commerzbank-Arena di Francoforte
  • Volksparkstadion di Amburgo
  • Red Bull Arena di Lipsia
  • Veltins-Arena di Gelsenkirchen
  • Rheinenergiestadion di Colonia
  • Mercedes-Benz Arena di Stoccarda

Il progetto Löw

Da capire anche quelle che saranno le scelte dell’attuale selezionatore della nazionale tedesca. Poco prima dello sfortunato Mondiale russo Löw ha rinnovato fino al 2022. Una scelta che ha fatto discutere non poco i tifosi, oltre al fatto che in parecchi si aspettavano un suo passo indietro topo il fallimento di questa estate. Invece no, è rimasto al suo posto, e a meno di altri disastri nelle prossime due competizioni non è da escludere nemmeno che possa rimanere proprio fino al 2024, rendendolo uno degli allenatori più longevi della storia delle nazionali. Ma questi saranno discorsi da fare solamente in caso di almeno un successo tra Europeo del 2020 e Mondiale del 2022. Quindi meglio aspettare, visti i precedenti.

Ad ogni modo il progetto Löw si dovrà basare su un profondo cambiamento della squadra che è stata eliminata ai gironi in Russia. Le questione extra-campo hanno dominato come non mai il dibattito sportivo in Germania. A partire dal caso Özil, gestito chiaramente male, a quello di Sanè, lasciato a casa per scelta tecnica. Insomma due situazioni che, anche se molto diverse e distanti tra loro, hanno mostrato una debolezza non visibile fino a qualche mese fa. Non è oro tutto ciò che luccica. In federazione e in nazionale. Ma di certo non manca la voglia di ripartire e tornare in alto.

Le proteste dei tifosi

Nelle ultime settimane è cresciuto un malumore anche tra i tifosi in Bundesliga. Prima di tutto per il rincaro dei biglietti, cresciuto a dismisura nelle ultime stagioni, ma non solo. La federazione è sotto la lente d’ingrandimento, e la sensazione è che proprio il fallimento dei Mondiali abbia creato dei dubbi che prima non esistevano, oppure che non venivano amplificati come adesso.

Proprio questa settimana diverse tifoserie hanno fatto uno “sciopero del tifo”, silenzio per venti minuti. Forse non sufficiente a non cambiare le cose, ma sicuramente abbastanza rumoroso da far discutere.

Tutto sommato, gli Europei del 2024 ridanno ancora una volta alla Germania lo scettro di regina europea. Settori giovanili all’avanguardia, stadi di proprietà, investimenti. Eppure si percepisce un malcontento quasi inspiegabile agli occhi di noi italiani, come se questo sia bello ma non perfetto. Come se si potesse fare di più. Prendiamo appunti. Loro se lo possono permettere, noi (purtroppo) ancora no.

Francesco Porzio

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