Dopo una carriera da arbitro di Serie A e internazionale, e un passato da designatore, Nicola Rizzoli è attualmente il responsabile del dipartimento arbitrale CONCACAF (la confederazione che comprende Nord America, America Centrale e Caraibi), oltre che il responsabile tecnico arbitri del campionato ucraino.
Rizzoli ha rilasciato un’intervista a Massimiliano Nebuloni di Sky Sport, nella quale racconta la propria esperienza e ha espresso le sue opinioni sul presente e il futuro dell’arbitraggio.
“Va da Dio, è un’esperienza bellissima, entusiasmante; complicata ma divertente“, commenta Rizzoli. “In cosa consiste il mio incarico? Abbiamo appena finito la Gold Cup, stiamo lanciando molti giovani in funzione del Mondiale; è difficile perché non è solo una questione tecnica, ma è anche di progettazione e sviluppo, molto manageriale, e quindi un bel challenge, ma sai che agli arbitri questo piace“.
Poi Rizzoli riflette sull’impatto di Messi sulla MLS: “Noi abbiamo proprio l’ufficio a Miami, lì l’entusiasmo è incredibile, e i sold out garantiti. Poi alla prima partita ha fatto subito gol…“
Su maxi-recuperi e tempo effettivo: “Quest’ultimo secondo me rimarrà un’utopia, perché andrebbe a interrompere delle dinamiche di gioco nelle quali una squadra può metterne sotto pressione un’altra. Avere quei dieci minuti è l’obiettivo del calcio, per far sì che l’altro sbagli e si possa fare gol. Cambierebbe tanto, cambierebbe il concetto, la vedo difficile. Da un punto di vista concettuale è molto più corretto fare in modo che le partite abbiano tutte lo stesso minutaggio, e lo si può ottenere assegnando un recupero adeguato“.
Rizzoli dunque riflette sulle polemiche del VAR: “Ci saranno sempre, non si può giudicare il VAR dalla polemica, che fa parte del calcio come l’errore umano, Per quanto una macchina sia tecnologica, si può andare comunque fuori strada“. E ancora: “Considera che quando abbiamo cominciato tutto il mondo poteva rivedere le immagini tranne l’arbitro. Il concetto era: diamo la possibilità all’arbitro di correggere un errore. Quello che fa e farà sempre polemica è l’uniformità di utilizzo, che è il lato umano e non tecnico“. Poi un aneddoto: “Eravamo all’inizio, ed eravamo andati a fare una partita all’estero. Ho chiesto a Irrati come fosse tornare ad arbitrare senza VAR (all’epoca lì non c’era ancora). Lui mi ha risposto che è come andare in una metropoli che non conosci e avere ancora lo startac anziché il telefono cellulare dotato di navigatore. Ti senti perso. Questo vuol dire che è uno di quegli step tecnologici rispetto a cui non si torna indietro“.
Una riflessione sul peso dell’Italia a livello internazionale: “Il contributo di Collina alla FIFA è enorme, anche dal punto di vista dello studio dei regolamenti. Rosetti in UEFA ha seguito le orme che già precedentemente Collina aveva iniziato. Io sono andato in CONCACAF, di là dall’Oceano, e anche questo è qualcosa di importante. In più ne abbiamo altri in diverse federazioni europee. Questo secondo me vuol dire che la qualità degli arbitri italiani è importante“. Sulla malafede: “Probabilmente ce ne sono alcuni che ci credono, che sono convinti che l’arbitro possa condizionare la partita. Chiaramente un errore può farlo, nel caso, ma l’obiettivo dell’arbitro è fare sempre il proprio massimo oggi e anche domani“. Cosa direbbe Rizzoli a un ragazzino che vuole iniziare ad arbitrare? “Che è l’esperienza più formativa in assoluto, un’esperienza incredibile. Oggi è difficile vedere i ragazzini prendere delle decisioni, invece se cominci a farlo a quattordici anni di sicuro capisci l’importanza delle decisioni“.
Infine un altro aneddoto: “Il giocatore più corretto mai arbitrato? Io dico sempre Roberto Baggio, con cui ho anche un legame affettivo perché ha giocato anche a Bologna, la mia città“. Sul futuro: “Mi vedo all’estero, ci sono bei progetti da sviluppare. Chiaramente il cuore rimane sempre in Italia, sono aperto a qualunque possibilità ma con un orizzonte aperto; quando vedi un mare così, è bello navigare“.
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