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Orsolini, papà Paride: “A Bologna ben voluto da tutti. Europeo? Ci tiene parecchio”

Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. L’odore del caffè dello storico Meletti invade le ‘strettissime’ vie della città. Tra un calcio al pallone e un altro alle insicurezze. Riccardo Orsolini è questo. Un ragazzino di Rotella (un comune di appena 790 abitanti vicino alla provincia marchigiana) che saluta casa e spalanca il cancello della Uefa Champions League. “Mio figlio è così. Come lo vedete” racconta papà Paride – ex ispettore di polizia oggi in pensione – ai microfoni di gianlucadimarzio.com. “Riccardo sa farsi voler bene, perché è sensibile e con l’animo gentile. Europeo? Glielo auguro. So quanto ci tiene”. 

Papà Orsolini: “Bologna in Champions? Riccardo ha dato un contributo prezioso”

‘Ma che te se struje la neve n’ saccoccia?’ Si dice ad Ascoli. Ovvero ‘Ma che hai paura che ti si sciolga la neve in tasca, che hai fretta?’ Probabilmente sì. Orsolini non ha tempo da perdere. E a nemmeno vent’anni è già un volto noto. L’Ascoli lo accoglie, lo cresce e lo lancia nel ‘mondo dei grandi’. La tanto ambita Serie A. Ecco la Juventus. In città non si parla d’altro. C’è chi – addirittura – dice di ‘sposare la fede juventina’ pur di sostenere Riccardo

 
Ma non tutto va secondo i piani. L’esordio all’Allianz Stadium, infatti, non arriverà mai. “Il calcio purtroppo è fatto di alti e bassi, quando attraversa momenti difficili ed è giù di morale cerchiamo di stargli il più vicino possibile dice Paride. Ma la vita è una sfida. E come tale va affrontata nel modo giusto. Dopo quasi sette anni da quel sogno mancato, Riccardo fa gioire una città intera. Dai piccoli ai grandi. Da Cesare Cremonini fino a Gianni Morandi. ‘Orsonaldo’ (come lo chiamano i tifosi) ha portato il suo Bologna in Champions League. “Ora sta trascorrendo un momento fantastico – dice – Vive lì da sei anni ed è ben voluto dai tifosi rossoblu. Questo incredibile traguardo raggiunto lo ha ripagato di tutto il lavoro svolto in questi anni”. E aggiunge: “Il suo contributo per il raggiungimento della Champions League credo sia stato prezioso“. 

 

“Ho seguito i festeggiamenti sui social. Gli auguro l’Europeo”

Festa grande a Bologna. Piazza Maggiore è invasa dai colori rosso e blu. “Non ho ancora incontrato Riccardo – svela – Ho solo scambiato con lui qualche battuta al telefono.  Ma ho seguito sui social tutti i festeggiamenti della squadra. Sono contento per lui”. E l’Europeo si avvicina…
Il CT della Nazionale Italiana, Luciano Spalletti, nei giorni scorsi ha confermato che “per l’80%, le convocazioni sono state fatte”. A luglio, Riccardo sarà in Germania? “Spero che possa rientrare nel giro della Nazionale per gli Europei” dice il papà, che aggiunge: “So quanto ci tenga a vestire la maglia Azzurra, una causa a cui potrebbe dare il suo apporto”. 

Per chi ha sempre creduto in lui. Nel suo modo di fare. Di essere. E di vivere la vita. A nemmeno vent’anni ti chiama la Juventus, sei l’idolo dei tuoi compaesani e, nell’estate del 2017, giochi il Mondiale U20 con l’Italia. 
Ah già, e per non farci mancare nulla: vinci il Golden Boot grazie ai tuoi cinque gol. Per capirci: lo stesso premio lo vinsero Lionel Messi nel 2005 e Sergio Aguero nel 2007. “Ancora oggi ricordo con immenso piacere il suo volto pieno di gioia e commozione dice Paride. “Al tempo giocava ancora nell’Ascoli. È legato profondamente alla città. Lì è nato calcisticamente”. E la squadra di calcio? “La continua a seguire con molto interesse”

Riccardo è entrato di diritto nella storia del club bianconero. Sarà per le sue giocate. Per la sua spiccata propensione al gol. O perché dopo tutti questi anni, in giro per il paese, si vedono bambini con la maglia ‘Orsolini 11’ dietro le spalle. Va da sé, dunque, che anche lui non abbia apprezzato la retrocessione del club in Serie C. “Purtroppo quest’anno siamo molto amareggiati per ciò che è avvenuto” dice Paride, anche lui tifoso. “Ma siamo certi che presto questa squadra possa tornare nella categoria che i tifosi ascolani meritano“.

In Piazza Maggiore urlano a gran voce “Orsonaldo portaci in Europa!”. In Piazza del Popolo la gente inneggia il suo nome. Riccardo è così. Simpatico, perspicace e solare. Come lo era una ventina di anni fa quel ragazzino partito da Rotella con un borsone in spalla.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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