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Dalla Sardegna a Cosenza, Idda l’uomo derby: “Meglio di un sogno”

“Mi ispiro di più al difensore centrale classico che a quelli di adesso. Anche se ogni tanto mi capita di fare gol”. Il secondo, in 52 presenze con la maglia del Cosenza, è stato il più importante di tutta la carriera di Riccardo Idda. “Il mio primo in Serie B, da tre punti contro il Crotone, e che ci riporta alla vittoria dopo un periodo di risultati negativi. Più bello di così non me lo potevo immaginare”.

Da silenzioso protagonista della promozione a uomo derby: predestinato, o semplicemente al posto giusto nel momento giusto. “L’azione partiva da calcio d’angolo, abbiamo recuperato palla noi e allora mi sono detto: ‘Va bene. Rimango in area, ci provo, vediamo cosa ne esce fuori’”, racconta Idda a Gianlucadimarzio.com. “Sono andato per colpire di testa, ma ho visto Baclet che si inseriva, il mio marcatore che mi lasciava abbastanza libero: ‘Se non entra e la respinge ci sono io’”. E così è stato.

Il Cosenza che ha vinto per 0-1 allo Scida era per cinque undicesimi (e mezzo: Perina a gennaio è andato in prestito alla Samb per poi tornare alla base) quello della scorsa stagione. “Siamo ancora un pochino inesperti nella categoria: abbiamo perso parecchie partite nel finale, ma stiamo migliorando. Possiamo dare fastidio a tutti: solo in un paio di occasioni ci hanno messo veramente sotto. Per il resto siamo stati bravi a giocarcela sempre. La squadra è forte, l’obiettivo salvezza assolutamente alla portata.

Trent’anni da compiere, Riccardo si sta godendo il suo periodo d’oro dopo anni di Serie C e dilettantismo. Dove comunque è diventato uno specialista in promozioni: cinque in tutto, l’ultima e la più importante con il Cosenza a giugno. “Sono stati dei playoff spettacolari, partita dopo partita. Arrivare in semifinale con 20mila persone allo stadio prima del riscaldamento è un’emozione indescrivibile. Un calciatore gioca per vivere queste partite. Poi siamo stati bravi noi, la società e l’allenatore a portare a casa questo risultato. La gente ci teneva tantissimo in città”.


Insieme a Idda e al Cosenza ha festeggiato anche un pezzo di Sardegna. “Avevamo passato il turno per la finale. Mio padre, mio fratello e un mio carissimo amico sarebbero venuti a vedermi. ‘Mi raccomando – ho detto – portatemi la bandiera perché se le cose dovessero andare bene a fine partita la voglio‘”. La bandiera dei quattro mori. “Per far vedere quanto sono attaccato alla mia terra, amo la Sardegna. Dopo quell’episodio ho conosciuto anche i tantissimi sardi che sono a Cosenza”. Il difensore ha lanciato una moda? “Un po’ sì, adesso si fanno riconoscere anche i tifosi”.

Idda è nato ad Alghero, a meno di 40 chilometri da quella che diventerà la sua squadra. “Tifo Torres. Ci ho giocato nelle giovanili e poi due anni in Eccellenza e Serie D, vincendo entrambi i campionati. Quindi la porto ancora di più nel cuore. Il mio idolo? Zola, lui è il simbolo della Sardegna, per come ha giocato e per l’uomo che è. Un punto di riferimento per tutti”. E per quel che riguarda i difensori? “Sono tanti quelli da cui cerco di imparare. Nei tempi più recenti Thiago Silva, Skriniar. Però Nesta, Maldini e Cannavaro sono eterni”. La vecchia scuola, appunto.

In quanto a hobby però, Riccardo è all’ultimo grido. “Mi piace tanto stare a casa, guardare serie tv. Il Trono di Spade, Narcos. Ce ne sono tantissime, con Netflix si va alla grande”. Potrebbe fare da testimonial. “Poi mi piace anche uscire e divertirmi, ma sempre a modo”.

E vivere Cosenza? C’è proprio voglia di calcio in questa città, sono dei patiti. Quest’anno i tifosi ci dimostrano il loro grande affetto in ogni momento, anche quando andiamo male ci sono sempre vicino. L’anno scorso invece, visto che erano tanti anni che mancavano dalla Serie B, ci mettevano più pressione, da tipica piazza del sud. Però poi quando le cose vanno bene ti fanno sentire da Dio.

Come un difensore che segna il gol della vittoria nel derby. Idda ne sa qualcosa.

Francesco Gottardi

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