Primo posti, attacco record della serie B a 22 squadre, sei vittorie di fila: Empoli ritrova il sorriso. A un anno da una delle retrocessioni più dolorose della sua storia il club azzurro ha già trovato gli elementi giusti per stupire nuovamente l’Italia: merito del presidente Fabrizio Corsi.
“Se mi piace l’Empoli? Ovviamente sì” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Interpretiamo un calcio che ci ha dato soddisfazione in passato, con margini per migliorarlo. Ma sono solo due mesi che lo facciamo, e la cosa mi preoccupa. Tuttavia mi preoccupa il clima di euforia. Bisogna essere equilibrati e stare chiusi nel quotidiano, pensando sempre e solo alla prossima gara. Il mio più bel Empoli? E’ bello solo il momento. Anche con Sarri si è visto bel calcio, in B e poi in A, o con Giampaolo: questa idea di gioco ci ha regalato tante gioie. Perché Andreazzoli? Ho parlato un’oretta con lui di calcio, con il d.g. Butti e il d.s. Accardi ci siamo convinti che era l’uomo giusto per noi. Una soffiata mi è arrivata, non dico da chi. Spalletti? Può essere. Andreazzoli come Sarri? Alcuni concetti li avvicinano, come il calcio verticale. Altri sono differenti: Andreazzoli è sportivo e va in bicicletta, Sarri fuma troppo, glielo dirò. Sarri fu un’idea dell’allora d.s. Carli. In A gli abbiamo anche rinnovato il contratto dopo tre sconfitte. Ora è ambito a livello europeo, una soddisfazione. Andreazzoli lo avvicino a Sarri, a Spalletti e… a Luis Enrique: non l’ho avuto ma viene da una scuola importante come quella spagnola”.
Sulla ricostruzione post retrocessione, aiutata dal paracadute… “Abbiamo anche venduto molto bene, è stata una tragedia sportiva ma abbiamo potuto fare piazza pulita e monetizzare per poterci permettere un giocatore come Caputo. L’unico che non abbiamo venduto è il più forte: Krunic può stare serenamente in A, il mercato è strano. Abbiamo colto l’aspetto positivo: azzeriamo e ripartiamo con idee e gente nuova. Ci siamo riusciti e ridato energia anche a un vecchietto come. Certi giocatori in A non li puoi trattenere e devi sempre ripartire da zero costruendone di nuovi, e in Serie A se sbagli a farlo retrocedi. Ai calciatori bisogna quasi trasmettere loro un po’ di “ignoranza”, una volta era il contrario”. La figlia Rebecca già pronta per raccogliere l’eredita? “Fare il presidente è una cosa pesante, a mia figlia non lo auguro: mi piace però che partecipi e ci aiuti con il marketing”. L’intervista integrale nelle pagine de La Gazzetta dello Sport.
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