Le Olimpiadi sono sempre delle collezioni di storie. Un esempio? La selezione di calcio della Repubblica Dominicana. L’attuale edizione, quella di Parigi 2024, è la prima della sua storia. Ed eccola la prima particolarità. No, non è la sola. “Siamo contenti, è un modo per rendere felice la nostra gente. Un’esperienza che deve essere un punto di partenza”, racconta a gianlucadimarzio.com Rony Beard Murray, il ds che ha costruito la squadra. Ah già, la sua vita è un’altra delle curiosità di questa Nazionale. Capiremo il perché. Ci sono poi un allenatore ex bandiera dell’Athletic Bilbao che ha come riferimento Bielsa, le accademie di Real e Barça e non solo: la prima volta della Repubblica Dominicana alle Olimpiadi.
Tutto parte da una telefonata. “Mi chiamò il presidente della Federazione Rubén Garcia per aiutarlo per formare la squadra per le Olimpiadi e ho accettato”, ricorda Rony Beard. Già, le Olimpiadi: “Qualcosa di inaspettato, è merito di Walter Benítez e Maríano Tejeda, così come la Coppa del Mondo U20”. Il suo, un vero e proprio lavoro da direttore sportivo: “Ho seguito i nostri talenti. Li ho studiati dal vivo o con i video e le statistiche”. Nel Paese e in giro per il mondo. Basti pensare che quasi la metà dei convocati a Parigi non è originario dell’isola. Diversi, arrivano dalla Spagna.
Poi la scelta dell’allenatore: “Ho cercato una figura che potesse ottenere il massimo per quelle che erano le nostre caratteristiche”. Mesi di valutazione e un nome individuato: “Ibai Gomez”. Sì, l’ex bandiera del Bilbao e ora allenatore in Spagna. Il suo riferimento? Bielsa. “Ma lui ha un suo stile ben preciso”, sottolinea Beard. “Sono andato a vederlo dal vivo contro il Leganés. Alla fine della partita ho chiamato il presidente per farlo firmare. Due mesi dopo era già con noi. Con lui è stato più facile attirare e convincere i calciatori a giocare con noi”. Un allenatore “che si è dimostrato un professionista con un grande staff tecnico”. Una filosofia fatta di “concetti tattici precisi, coraggio nel gioco e capacità di trasmettere sicurezza e fiducia”.
Un legame speciale quello che unisce la Repubblica Dominicana e la Spagna. Non solo per Ibai Gomez. “Io sono dominicano, ma mi sono trasferito in Spagna a 11 mesi. Lì ho iniziato a giocare a calcio, quando avevo 4 anni”. La crescita in diverse squadre iberiche e la carriera poi conclusa a 27 anni nella propria terra “al Club Cibao. Ho anche giocato 16 partite ufficiali in Nazionale. Ora voglio aiutare i giovani ad avere un futuro importante”. Ma torniamo alla Spagna: “Il loro calcio è uno dei migliori del mondo, una guida per noi”. Un dialogo diretto per far crescere il movimento: “In Repubblica Dominicana ci sono accademy di diverse squadre: Barcellona, Real Madrid e una di David Villa. I grandi club si stanno interessando ai nostri ragazzi”. Un movimento in continua crescita. E poco importa se l’avventura alle Olimpiadi è finita dopo l’uscita ai gironi. Un punto di partenza. Pensare che fino al 2015 non esisteva neanche la lega professionistica nel Paese. Quest’anno l’esperienza a Parigi. Il prossimo obiettivo? “Il sogno è il Mondiale nel 2026”.
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