Categories: Interviste e Storie

“Vuoi andare in Russia?”. Transiberiana calling, sette giorni nel Mondiale che verrà

Squillo, risposta, wow: “Vuoi andare in Russia?”. Sguardo più o meno così: “What?”. Nel dubbio, sì. “E quando si parte?”. Praticamente subito. Ah. Visto, bagagli, sguardo al meteo: “Minima? 3 gradi”. Bye bye bermuda. In tutto ciò si sogna poco: si vive, si realizza. E tutto all’improvviso, i reportage più interessanti arrivano così: Mosca, Nizhny Novgorod, Kazan, Ekaterinburg. “La città dove i Romanov…”. Quella. E al posto della vecchia casa del massacro, ora, c’è la Cattedrale dove accendono ancora un cero ad Anastasia. Brividi. Provati tutti nel mausoleo per le 25mila vittime del Gulag, vicino al confine che divide l’Asia dall’Europa: 15 cognomi tutti in fila, uguali. Qualche fiore, occhi freddi. Diventano tali quando la Storia bussa forte alla tua porta. Il ricordo, la memoria, la “Grande Guerra Patriottica” che risorge dalla polvere di un vecchio libro. O da un braciere sempre accesso a Nizhny Novgorod, col cambio della guardia ogni mezz’ora: “Per ricordare”. Noi quel libro non l’abbiamo aperto più, in Russia le ferite restano aperte. Nel bene o nel male. Perché ogni paese ha una croce da portare, il peso dipende dalla dignità con cui lo fai.


Fotogrammi indelebili. Come la Taiga e le foreste siberiane, immense quasi come il Volga visto da vicino. Tagliente come le città che attraversa, Nizhny in primis, chiusa agli stranieri per 30 anni, proprio come Ekaterinburg. Il “perché” in un aneddoto spiegato dalle guide: nel ’73 un ragazzo scese dal treno per fare qualche foto, aveva i capelli un po’ strani, uno stile eccentrico e i jeans strappati. Dei successi musicali già rodati. La polizia gli confiscò la macchina fotografica, lui salì a bordo sconsolato e un po’ nervoso. Proseguì sulla Transiberiana. Era David Bowie. Prastite, da zvidania, spassiba: un pizzico di russo base che alle brutte può servire. Discovery Russia: “Piazza Rossa?“. Altro wow. Foto, selfie e pensieri vari. Un po’ come sulla Transiberiana, alle 3 di notte, nel nulla più totale, quando alzi lo sguardo e vedi le stelle. Sorridi. In quel contesto la brandina sembra comoda, la sveglia alle 6 dà meno fastidio. I piedi fanno meno male e fa pure meno freddo: “Vuoi andare?”. Dubbi zero. Gradi ancora meno.




Real Russia on the road... verso i Mondiali: gli stadi, le realtà, le aspettative, i “Ciak Ciak” da spizzicare durante i viaggi (dolce tataro di qualità). Arrivi a Nizhny Novgorod e l’impianto è in costruzione: “Finirà a dicembre”. Quasi ultimato, l’unico tocco di modernità in una città “made in Soviet Union”. Falce e martello come se piovesse. E infatti piove parecchio. Mentre a Kazan hanno pensato proprio a un grande stadio. Innovativo, super, top. Camere con vista stadio, cucina e tv. Spazio per bambini e tanti sport: “Una città nella città”. Un gol in rovesciata del Tatarstan contro Mosca e il centralismo, prima i dragoni e poi la foto di Putin. Anche se il Lužniki e l’Otkrytie Arena – stadio dello Spartak Mosca – sono comunque di livello. Ps: Carrera idolo di casa e trattato come tale. Spazio anche al Central Stadium della Lokomotiv poi, che non ospiterà i Mondiali ma è comunque da ricordare. Piccola anteprima: i tifosi entrano allo stadio attraverso dei piccoli ingressi a forma di vagone, il simbolo del club. Intuibile, bello, geniale: altro wow. Come quei compagni di viaggio con cui hai passato una settimana, giornalisti e colleghi invitati in Russia dalla RZD (ferrovia statale) insieme a Gianlucadimarzio.com. Storie nella Storia: c’è lo svizzero che impazzisce per Totti, l’italo-inglese che parla 4 lingue ed è un’enciclopedia del tifo. Poi il belga – 27 anni e con un figlio in arrivo – il tedesco di Kicker, i due polacchi di Footrool e gli altri francesi, da Le Figaro a Copa 90. Senza contare i russi: “Luiz Adriano? Cambia domanda dai…”. Vodka is better. Bocchetti pure. The felloship of the Word Cup. Tutti lì, come noi, a seguire il cammino della Russia “mondiale” che corre veloce verso l’evento. Tra calcio, storia e cultura. Che poi è la cosa più importante per capire l’evoluzione di un paese, in che direzione va. Nei prossimi giorni vi forniremo un reportage esclusivo di cosa abbiamo visto. Cinque episodi, quattro città, la Transiberiana, uno stato. E un Mondiale. Squillo, risposta, wow: “Vuoi andare in Russia?”. Anche a piedi.

Francesco Pietrella

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