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Regolamentiamo – Tutti i casi di condotta gravemente sleale

La condotta gravemente sleale altrimenti identificata, nel linguaggio calcistico, come impedire alla squadra avversaria o ad un calciatore della squadra avversaria un’evidente opportunità di segnare una rete, viene introdotta nel regolamento del gioco del calcio nel 1990, punendo con il cartellino rosso per aver impedito, fallosamente, alla squadra avversaria l’evidente opportunità di segnare una rete. Nell’anno successivo viene stabilito che deve essere espulso, cartellino rosso, il giocatore che interrompe con la mano un’azione da gol.

Nel corso degli anni sono intervenute altri piccole variazioni interpretative, ma sostanzialmente la norma non ha subito grandi variazioni, anche se esiste una linea di pensiero, portata avanti dall’UEFA che ritenendo esagerata la tripla sanzione vigente di cartellino rosso, rigore e squalifica per una giornata di gara del responsabile nel caso di evidente opportunità di segnare una rete in area di rigore aveva proposto, al 129° congresso IFAB, tenutosi nel marzo 2015 in Irlanda, che l’arbitro potesse decidere una sanzione diversa dal cartellino rosso facendo riferimenti a casistica ormai consolidata a livello europeo.

L’IFAB ha convenuto che la punizione è troppo dura e ha accettato, in linea di principio, che un elemento della tripla punizione deve essere rimosso e che questo elemento dovrebbe essere la squalifica automatica di una gara, a meno che non si tratti di un fallo che provoca un danno grave (in senso fisico) all’avversario, come stabilito nel Codice disciplinare Fifa. La Commissione disciplina Fifa e le varie Federazioni sono state incaricate di formulare proposte per la rimozione della squalifica automatica di una gara e, solo allora, il Comitato Esecutivo Fifa assumerà una decisione definitiva, modificando il Codice Disciplinare. Il regolamento, ad uso degli arbitri, inquadra la condotta gravemente sleale nella regola 12 – falli e scorrettezze – e la spiega facendo riferimento a due diverse infrazioni punibili con l’espulsione del calciatore.

La prima infrazione, che considera due casi, è quella che impedisce alla squadra avversaria, toccando volontariamente il pallone con le mani, la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete (naturalmente non considerando come infrazione quella del portiere che tocca con le mani il pallone nella sua area di rigore).

La seconda infrazione si verifica quando un difendente impedisce ad un calciatore avversario che si dirige verso la porta, mediante un’infrazione punibile con un calcio di punizione o di rigore, un’evidente opportunità di segnare una rete.

Per chiarire al meglio i confini dei casi suddetti il regolamento richiama l’attenzione sul fatto che la prima infrazione si riferisce ad un caso facilmente identificabile e cioè mentre il pallone sta per entrare in porta (a seguito di un tiro, di un colpo di testa, di una deviazione qualsiasi), un difendente per evitare che sia segnata la rete, impedisce al pallone di oltrepassare la linea di porta con un “fallo di mano”. La seconda ipotesi, “un’evidente opportunità di segnare una rete”, racchiude invece una maggiore e non indifferente quantità di casi. È necessario, quindi, allo scopo di salvaguardare la maggiore uniformità di giudizio e la minore discrezionalità di valutazione indicare gli elementi che consentono di definire EVIDENTE un’opportunità di segnare una rete.

Gli elementi che devono essere di supporto alla decisione arbitrale sono la direzione dell’azione, cioè il calciatore deve dirigersi verso la porta avversaria e non genericamente verso la linea di porta o, ancora meno, verso un angolo del terreno; la probabilità di controllare il pallone, cioè il calciatore deve essere in possesso del pallone o deve poterlo controllare facilmente; il numero dei difendenti capaci di intervenire nell’azione e la loro posizione sul terreno di gioco (al più uno tra il calciatore e la porta, oltre a chi commette il fallo); il punto dove è commesso il fallo (più lontano è dalla porta, meno probabile che l’opportunità sia EVIDENTE).

In sostanza l’arbitro deve convincersi se, al momento dell’evento, c’era una concreta probabilità che l’attacco producesse un tiro in porta e, quindi, una rete se non fosse stato interrotto scorrettamente. Se manca uno solo degli elementi elencati in precedenza, l’opportunità di segnare una rete non può definirsi EVIDENTE. Inoltre, la presenza di ciascuno di questi elementi deve essere “chiara” affinché l’espulsione sia appropriata al rispetto della Regola. È importante ricordare che la condotta gravemente sleale si concretizza sia con i falli punibili con un calcio di punizione diretto (o di rigore) sia con quelli punibili con un calcio di punizione indiretto. Se l’arbitro applica il vantaggio durante un’evidente opportunità di segnare una rete, il calciatore colpevole alla prima interruzione del gioco non sarà espulso, ma ammonito. Se, però, l’infrazione commessa merita di per sé l’espulsione, il calciatore sarà espulso non per condotta gravemente sleale, ma per il tipo di fallo.

Casi particolari. Se un difensore tocca volontariamente il pallone con la mano sulla propria linea di porta nel tentativo di evitare la segnatura di una rete, ma il pallone entra ugualmente, la rete deve essere convalidata ed il difensore ammonito.

Un calciatore che si sta dirigendo verso la porta avversaria e viene trattenuto dal portiere quest’ultimo deve essere espulso per aver impedito un’evidente opportunità di segnare una rete.

Se un attaccante viene sgambettato da un difendente all’interno dell’area di rigore deve essere accordato un calcio di rigore. Il difendente non deve essere espulso, ma del caso ammonito o meno, se l’attaccante, in funzione della dinamica del gioco, si sta allontanando dalla porta e, quindi, non ha un’evidente opportunità di segnare una rete.

Un calciatore sarà espulso se impedisce la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete toccando volontariamente il pallone con la mano. La sanzione non è comminata perché il calciatore ha toccato volontariamente il pallone con la mano, ma dall’intervento inaccettabile e sleale che ha impedito la segnatura di una rete alla squadra avversaria.

L’arbitro dovrà espellere, per condotta gravemente sleale ed accordare un calcio di rigore, il calciatore titolare che, trovandosi nel campo per destinazione, si colloca vicino alla propria porta e, per evitare che la squadra avversaria segni una rete, entra sul terreno di gioco arrestando il pallone con la mano nella propria area di rigore.

Redazione

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