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Regolamentiamo – I criteri per stabilire l’intenzionalità dei falli di mano

Ogni qual volta si verifica un contatto tra il braccio di un calciatore e il pallone, soprattutto se questo avviene in area di rigore, le discussioni che ne seguono sono molto libere e solo raramente si riesce a trovare un’unanimità nell’individuare con certezza quale sia la giusta valutazione sull’accaduto.

Il regolamento non si sottrae ad individuare e definire le giuste considerazioni e stabilisce che il fallo di mano implica un contatto “volontario” tra il pallone e la mano o il braccio di un calciatore. Per stabilire la volontarietà del gesto, l’arbitro deve prendere in considerazione i seguenti criteri: il movimento della mano in direzione del pallone (non del pallone in direzione della mano); la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato); la posizione della mano, che non implica necessariamente che ci sia un’infrazione; il toccare il pallone con un oggetto tenuto nella mano (come indumenti, parastinchi ecc.) è considerato come un’infrazione alla stregua di un fallo di mano; il colpire il pallone lanciando un oggetto (scarpa, parastinchi ecc.) è da considerarsi un’infrazione alla stregua di un fallo di mano.

La Guida Pratica, ad uso degli arbitri, ritorna sull’argomento per meglio precisare quanto si deve fare per essere più oggettivi possibili.

I criteri devono prendere in esame se il contatto tra il pallone e la mano o il braccio è voluto dal calciatore o se questi allarga, alza, muove o, comunque, dispone le mani o le braccia con l’intenzione di costituire maggior ostacolo alla traiettoria del pallone.

Nello stesso tempo la Guida precisa che un fallo di mano non sempre deve essere sempre punito sia tecnicamente sia disciplinarmente. Infatti una volta che l’arbitro ha stabilito che si sia verificato un contatto deliberato tra la mano o il braccio del calciatore e il pallone, deve punirlo con un calcio di punizione diretto (o di rigore). Naturalmente esistono alcune circostanze, che vedremo in seguito, per le quali detta infrazione assurge anche a scorrettezza, divenendo così passibile di provvedimento disciplinare.

Altro elemento da considerare è il caso in cui un calciatore, diverso dal portiere, restando fuori dalla propria area di rigore, tocca intenzionalmente con una mano il pallone che si trova nell’area o su una linea delimitante l’area stessa. L’arbitro, poiché il contatto è avvenuto comunque all’interno dell’area di rigore e che la linea che delimita l’area di rigore fa parte della stessa, dovrà assegnare un calcio di rigore. Anche in questo caso sarà l’arbitro a valutare, inoltre, se le circostanze rendono necessario assumere anche un provvedimento disciplinare.

Se un calciatore, diverso dal portiere, tocca intenzionalmente il pallone con le braccia all’interno della propria area di rigore, l’arbitro assegnerà un calcio di rigore. L’infrazione di toccare intenzionalmente il pallone con le mani include l’uso sia delle mani sia delle braccia.

Il pallone, calciato da un attaccante, entrerebbe sicuramente nella porta avversaria se non urtasse, durante la sua traiettoria, contro il braccio o la mano di un difensore in area di rigore. L’arbitro dovrà valutare se il contatto con il pallone non è intenzionale o meno. Se il contatto non è intenzionale lascerà proseguire il gioco; altrimenti, assegnerà il calcio di rigore ed espellerà il calciatore.

L’ultima raccomandazione chiarisce anche che non deve essere considerato intenzionale il gesto istintivo di ripararsi il viso o il basso ventre dal pallone utilizzando le mani.

Redazione

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