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Questione di cuore, la scossa di Dionigi per la salvezza della Reggiana

Davide Dionigi, allenatore Reggiana (Imago) interna
Davide Dionigi, allenatore Reggiana (Imago)

L’allenatore, nativo di Reggio Emilia, ha riportato in corsa per la salvezza i granata: terzo successo consecutivo nel segno di Gondo e Portanova

‘Era uno di quei momenti che non si possono misurare con l’orologio, ma solo con i battiti del cuore’. Dalla frase di Grossman alla Reggiana non c’è differenza.

Quando tutto sembrava perso, e la Serie C iniziava a farsi minacciosamente vicina, la Reggiana ha fatto una scelta che ha il profumo di casa, il suono del cuore che batte forte per i propri colori. Via William Viali, dentro Davide Dionigi.

Una chiamata che non è solo tecnica, ma d’identità. Nato a Reggio Emilia, cresciuto in quel tessuto calcistico che sa essere al tempo stesso esigente e viscerale, Dionigi è tornato dove tutto è cominciato.

E con il compito più arduo: ridare anima a una squadra spenta, risvegliare una città che rischiava di cadere nel silenzio di un’altra retrocessione.

L’inizio in salita e la svolta

Non è stato un arrivo accompagnato da fuochi d’artificio. Anzi, le prime due uscite, contro Cremonese e Pisa, si sono chiuse con altrettante sconfitte. Ma Dionigi non è uomo da parole al vento. Non ha stravolto l’impianto di gioco, non ha lanciato proclami. Ha guardato negli occhi i suoi ragazzi, ha fatto leva su quel senso di appartenenza che spesso vale più di mille schemi.

Da lì è nata la svolta. Tre vittorie consecutive, tutte dal peso specifico incalcolabile: prima il 2-1 al Cittadella, poi il derby vinto in esterna col Modena (3-2), infine il 2-1 sullo Spezia. Le ultime due arrivate in rimonta, a dimostrazione della voglia di non mollare mai della squadra.

Reggiana, Manolo Portanova (Imago) interna
Reggiana, Manolo Portanova (Imago)

Questione di cuore

Questa non è solo una squadra che lotta. È una squadra che sente, che soffre, che si rialza. Le ultime due vittorie sono arrivate da situazioni di svantaggio. E non è un caso. La differenza, ora, la fanno lo spirito e la grinta. Dionigi ha saputo toccare corde profonde: ha ridato un’anima a un gruppo che sembrava svuotato.

A due giornate dalla fine, la Reggiana è a quota 41 punti: Più due sui playout, più sulla retrocessione diretta. Il calendario dice Juve Stabia e Brescia: 180 minuti per completare la missione salvezza, per trasformare una rincorsa impossibile in un miracolo concreto. In fondo, Dionigi lo sapeva. Per risollevarsi, serviva ripartire da lì: dal cuore. Perché è da lì che nascono le emozioni, e solo chi sa emozionarsi può trasmettere energia vera.

Oggi, la Reggiana è diversa. Corre, combatte, crede. La salvezza non è ancora raggiunta, ma la paura ha lasciato spazio alla consapevolezza. Due partite per blindare un sogno che, solo un mese fa, sembrava lontano. Ma il calcio, a volte, sa restituire speranze a chi non smette mai di crederci. Reggio Emilia lo sa. E adesso, con Dionigi in panchina e il cuore in campo, tutto può succedere.

 

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Gondo e Portanova, i volti della rinascita

Se la Reggiana è tornata a sperare, il merito è anche e soprattutto di due uomini: Cedric Gondo e Manolo Portanova. Tre gol a testa nelle ultime tre partite. Leader silenziosi e trascinatori determinanti. Gondo ha fatto sette centri in stagione, tutti importanti compreso l’ultimo contro lo Spezia.

Una corsa iniziata nella sua metà campo, chiusa con uno scavetto morbido a superare Gori. Pura poesia calcistica. Portanova, invece, ha scritto la sua pagina più bella correndo ad abbracciare papà Daniele dopo il gol dell’1-1. Emozione pura, radici profonde. Sono loro che hanno preso per mano la squadra, caricandosi sulle spalle la responsabilità di un’intera città.