Un eccezionale inizio di stagione per Marco Asensio, ormai una certezza del calcio spagnolo che verrà. Il Real Madrid se lo coccola, sperando di vederlo crescere ancora a dismisura. Ai microfoni de el Partidazo Cope, il giovane attaccante spagnolo si è raccontato a 360 gradi, svelando molti aneddoti simpatici, cominciando dai suoi inizi: “Ho sempre avuto una fortissima passione per questo gioco ma da bambino non immaginavo che sarei diventato calciatore. Pensavo solo a divertirmi, finché non è arrivato il debutto in prima squadra e da lì ho cominciato ad organizzarmi la carriera. Ricordo anche il mio primo stipendio quando avevo 17 anni che era di 1000 euro”. Un ragazzo umile, cresciuto con i consigli di mamma e papà:”I miei genitori mi ripetevano che al primo posto dovevo mettere lo studio, poi il calcio. Avevo 8 e 9 in tutte le materie, quindi riuscivo a far combaciare le cose”. Un cammino tutt’altro che facile, tra la prematura morte della madre in adolescenza e alcuni problemi fisici: “Mi sono sempre portato dei problemi al ginocchio che non riuscivo a superare completamente. Mi allenavo, poi dovevo interrompere per qualche giorno e poi riprendere. I medici, però, mi hanno sempre detto che non c’era bisogno di fermarsi, anche perché non lo avrei fatto. Mi hanno dato speranza e ho continuato”. E intanto il piccolo Asensio iniziava ad incantare a livello giovanile con il Mallorca, innescando l’interesse di alcuni grandi club: “C’erano diverse squadre interessate a me, anche il Barça ma poi non si è concretizzata questa ipotesi. Non so esattamente perché ma ci sono stati dei problemi, anche il Maiorca ne aveva in quel momento”. E il futuro si sarebbe chiamato, poi, Real Madrid. Una squadra nel destino di Marco: “Ho sempre tifato per il Real e in camera mia avevo il poster di Zidane. Una volta ero con i miei a Puerto Portals a Mallorca, sapevamo che c’era spesso Florentino Perez e un giorno lo incontrammo: mia madre gli disse che io avrei giocato al Real Madrid, così è stato, nonostante lo avesse detto per scherzo e adesso è un aneddoto incredibile. Una notte mi ha chiamato il Real Madrid, partii il giorno seguente con un volo privato. Arrivai a Valdebebas, firmai e poi tornai indetro a Maiorca per sistemare le cose. Al rientro nella capitale c’era Benitez, mi disse che sarebbe stato giusto andar a fare esperienza in un’altra squadra, così andai all’Espanyol, con cui avevo fatto un provino da piccolo. Poi sono tornato e con Zidane – il mio idolo da bambino – ho avuto subito fiducia, abbiamo un ottimo rapporto e sono felicissimo di essere allenato da lui. Mi ha detto che è da Messi che non vedeva un mancino come il mio. Prima della sfida in Supercoppa con Il Sivigliami disse che avrei giocato io, ma poche ore prima del match mi addormentai e non mi sono svegliato. Ho pensato che mi avrebbe tolto dalla formazione titolare. Ramos mi guardò e mi disse: “Sei un disastro, adesso vai in panchina”. A proposito di Ramos: “Mi chiama “Chencho”, qualcun altro mi chiama Torero”. Adesso Asensio è già uno dei giovani più forti del mondo, viste le attenzioni di tanti club: “C’erano delle squadre che sarebbero state disposte a spendere tanto, ma io voglio solo il Real e sto bene al Real”. E infine chiusura su Cristiano Ronaldo: “Merita il pallone d’oro. Penso che il giocatore perfetto sia qualcuno con il suo piede destro, i colpi di testa di Ramos e il mio piede mancino”.
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